
Arcade Fire Everything Now
2017 - Merge Records
Ed è proprio così, al pari di altre conclamate realtà come i Muse ed i Coldplay, altre due band che avevano iniziato bene per poi rovinarsi strada facendo, anche gli Arcade Fire imboccavano la strada del non ritorno, lasciando ai soli Radiohead la palma degli unici della generazione a cavallo del nuovo millennio ad avere un successo planetario, leggi folle oceaniche, senza prostituire il proprio suono, caso unico nella storia della musica rock. Tornando all'attualità la solita pausa dei 3-4 anni fra un disco e l'altro faceva sperare i più ottimisti in chissà quale (nuova) svolta ma i 2 brani buttati in pasto agli ascoltatori, fra i quali l'orribile title track Everything_Now (continued) riempivano il cielo di nuvole nere e minacciose. Sì perché i due coniugi Win Butler e Regine Chassagne, struttura portante della folta formazione canadese, hanno pensato bene di imbarcarsi nel tour mondiale del nuovo album senza dare la possibilità ai propri famelici fan, o quantomeno a molti di essi, di ascoltarlo per intero, mossa studiata o bisogno di apparire originali a tutti i costi?
Molto furbescamente la produzione è stata affidata a Thomas Bamgalter che oltre ad essere un componente dei Daft Punk nella vita fa pure il DJ ed abbiamo già detto tutto: se il gruppo di Montreal pensava di risollevarsi, ha fatto altresì un altro tonfo incredibile, ma sicuramente alle folle che hanno riempito le arene per osannarli il disco piacerà molto. Quantomeno è quello che abbiamo verificato di persona assistendo ad uno dei due show tenuti nel nostro paese, quello di Firenze nello specifico.
Si recepisce lontano un miglio la voglia degli Arcade Fire di sfondare presso il pubblico più easy e meno attento alla qualità della musica e a suggellare questa ipotesi possiamo citare qualche interessante indizio. Succede che Win Butler si mette a fare lo stage diving con quelli delle prime file, sentendosi a quanto pare una consumata rockstar o incoraggi con gli altri del gruppo la folla a beceri coretti da stadio di una tristezza infinita. E che dire poi della pacchianata delle torce dei telefonini accese durante l'esecuzione di Neon Bible, una roba talmente deprimente da far sembrare i reggiseni gettati sul palco nel megaconcerto del rocker di Zocca un colpo da maestro. Ma a voi in fondo interessa sapere dell'ultimo disco e qualcosa dovremo pure raccontare. Se qualcuno pensava che con Reflektor si fosse toccato il fondo non deve far altro che spingere il tasto play ed ascoltare Everything Now che, dopo l'abbandono della piccola label Merge è il loro primo disco per la Sony-Columbia e la cosa non è affatto casuale. Il nuovo lavoro ha una sequenza pezzi iniziale davvero imbarazzante, una serie di canzoni irritanti condite con arrangiamenti da censura perfino nelle peggiori discoteche del globo: dove sono finiti i vecchi e buoni Arcade Fire? Citare la traccia peggiore (!) appare una fatica sprecata, diciamo che Signs of life e Creature Comfort posso ambire a questo triste primato, mentre Chemistry ricorda vagamente gli ultimi Clash.
L'unico aspetto positivo del disco è che rispetto al precedente doppio dura mezz'ora in meno, particolare non da poco e che è una sorta di dichiarazione pubblica "la nostra vena creativa si è progressivamente esaurita". Lo stesso titolo Everything Now poteva andare bene 50 anni fa come slogan della summer of love, ci vengono in mente i Doors e Jim Morrison che gridavano "We want the world and we want it...Now Now? Now ! " (When the Music's Over). Ma erano altri tempi e soprattutto altri gruppi.
Il finale del disco sembra una sorta di quiete dopo la tempesta, nel senso che Win Butler si ricorda che in un passato non così lontano era solito scrivere anche delle belle cose. E così i 15 minuti finali, il terzetto di canzoni formato da Put Your Money on Me, We don't Deserve Love, la migliore cosa del mazzo e Everything Now (continued), pur non essendo affatto degne di figurare in uno qualsiasi dei primi tre dischi, quantomeno conservano una certa dignità, ma non tengono lontane le nubi che avvolgono da anni la formazione canadese. Del resto la svolta easy e commerciale è sotto gli occhi di tutti, inutile negarla, se non ci credete vi ricordo quanto dichiarato da Butler stesso a margine dei concerti italiani. Frasi deliranti come "far ballare è una scelta politica" quando nello stesso esatto momento il gruppo si definisce anti-capitalista pur mirando a far più soldi possibile. Continuando ci fa sapere che "da sempre volevamo scrivere una canzone come quelle degli Abba e ci siamo riusciti" (!). Il riferimento è ovviamente a Everything_Now (continued), il singolo apripista e l'abbinamento, andiamo a memoria, potrebbe essere Dancing Queen del milionario quartetto svedese.
Gli Arcade Fire sono un altro gruppo artisticamente perso ma niente paura, la folla adesso è facilmente addomesticabile, la strada verso il successo è tutta in discesa e niente potrà fermare questa folle corsa. Everything Now è il flop dell'anno e non pensiamo avrà molti rivali nei 5 mesi che mancano alla fine del 2017.