Angelique Kidjo Djin djin
2007 - Emi
“Djin Djin” è sicuramente un prodotto di alto livello e basterebbe scorrere la lista degli ospiti per intuire di che pasta è fatto: Alicia Keys, Peter Gabriel, Carlos Santana, Ziggy Marley, Branford Marsalis e Joss Stone sono solo alcuni dei nomi che hanno partecipato alle registrazioni. A questi si aggiungono poi musicisti meno noti, ma garanti di qualità strumentale, tra cui Amp Fiddler alle tastiere (Prince, George Clinton), Larry Campbell alla steel (Bob Dylan e molti altri), Lionel Loueke alla chitarra (Herbie Hancock), Habib Faye al basso (Youssou N’Dour) e Poogie Bell alla batteria (Erykah Badu e Chaka Khan).
Nonostante uno schieramento tanto imponente il disco suona genuino quanto un cibo preconfezionato e la sua qualità pan-africana è annebbiata da una patina pop che lascia scivolare via le canzoni.
Evanescenti sono i rimandi alla musica africana: gli interventi di kora sono limitati, mentre vocals e percussioni esprimono sì la gioiosità della tradizione del Benin, ma sono sempre spinte a danzare su una superficie smaltata che potrebbe essere quella di una boutique o di un qualunque shopping center metropolitano.
Si comincia bene con la positiva “Ae Ae”, ma poi c’è tutta una sfilza di ospiti che, oltre ad aver registrato a distanza, sembrano essere stati messi lì apposta per coinvolgere un pubblico il più globale possibile: il duetto con Alicia Keys è uno dei tanti che capita di sentire dal soul moderno in voga; alla cover di “Gimme Shelter” non bastano i fiati per uscire da un semplice danzereccio e “Salala” con Peter Gabriel sembra una take dello Sting in vena più etnica. Ancora peggio riesce a fare “Pearls” con la chitarra effettata di Carlos Santana resa ancora più insipida da un arrangiamento d’archi enfatico.
Per fortuna a partire da “Sedjedo”, con il reggae di Ziggy Marley, viene recuperata almeno un minimo di solarità africana, che trova un piccolo spazio anche in “Emma” e negli intarsi più pop di “Mama Golo Papa”.
Chiude una sorprendente “Lonlon”, che è il Bolero di Ravel in una versione quasi per sola voce. Giusto per ricordare quelle qualità che hanno permesso alla Kidjo di avvicinarsi alla vera Mama Afrika di Miriam Makeba.
Proprio per questo da lei ci aspettiamo dischi che vadano oltre il solito clone di world-music.