Angelique Kidjo CELIA
2019 - Universal Music Group / Verve
Angélique Kidjo e Celia Cruz: due mondi apparentemente lontanissimi, due donne, due incredibili artiste unite dall’amore per la musica.
Angélique Kidjo è, oggi, una delle più importanti e più conosciute artiste africane. Vincitrice di tre Grammy Awards è stata definita da Time Magazine “Africa’s premier diva”. Nel 2015 le è stato conferito dal World Economic Forum di Davos il Crystal Award e nel 2016 ha ottenuto l’Amnesty International Ambassador of Conscience Award. In aggiunta a questi riconoscimenti, è anche UNICEF International Goodwill Ambassador. L’impegno sociale per il suo Paese d’origine, per la difesa delle donne, dei bambini e dei più deboli la rende un esempio per molti.
La musica, però, è parte della sua vita da sempre. E’ cresciuta ascoltando i suoni tradizionali beninesi, unitamente a Fela Kuti, Miriam Makeba, James Brown, Jimi Hendrix, Talking Heads, Carlos Santana e artisti e generi musicali provenienti da ogni parte del mondo. La sua carriera è da sempre caratterizzata da collaborazioni eccellenti (Dave Matthews, Gilberto Gil, Peter Gabriel, Philip Glass, Herbie Hancock, Alicia Keys ecc.), a dimostrazione della sua importanza e del rispetto che moltissimi artisti mostrano nei suoi confronti.
Lo scorso anno Angélique Kidjo si è cimentata in un progetto musicale davvero interessante, reinterpretando il leggendario album dei Talking Heads, Remain in Light. Impresa all’apparenza impossibile ma perfettamente riuscita, in cui ai brani è stata conferita una nuova “luce” attraverso l’inserimento di suoni e strumenti tipici della tradizione africana. Il progetto ha avuto un grandissimo successo ed è stato molto apprezzato anche dallo stesso David Byrne, geniale e carismatico leader dei Talking Heads.
Quest’anno Angélique Kidjo si presenta al suo pubblico rendendo omaggio a un’artista che ha da sempre ammirato e che ha avuto una profonda influenza su di lei: Celia Cruz. Da questo profondo amore è nato CELIA, album composto da dieci brani che rappresentano dei classici della produzione della meravigliosa artista cubana, regina indiscussa di rumba, son e cha cha, purtroppo scomparsa nel 2003. Vedendo e ascoltando Celia Cruz durante un concerto in Benin, Angélique Kidjo si rese conto delle affinità sonore e culturali tra Cuba e l’Africa, mondi lontanissimi geograficamente ma uniti dai suoni dei tamburi, delle percussioni, dalla passione e dal calore. CELIA vuole proprio rappresentare questa unione. Scegliere all’interno della produzione musicale di Celia Cruz non deve essere assolutamente stato facile. I dieci brani hanno, evidentemente, forti affinità con la musica e la tradizione africana. Attraverso l’ascolto di CELIA si percepiscono il calore e il colore di questi due mondi: Cuba e l’Africa.
E’ un viaggio musicale e culturale al tempo stesso. Si pensi, ad esempio, al secondo conosciutissimo brano, La vida es un carnaval, un vero classico della tradizione cubana e un vero e proprio inno alla vita: Ay, no hay que llorar (No hay que llorar)/ Que la vida es un carnaval/que es màs bello vivir cantando/ Oh oh oh ay, no hay que llorar (No hay que llorar)/ Que la vida es un carnaval/ Y las penas se van cantando (Non devi piangere/Perché la vita è un carnevale/ ed è più bello vivere cantando/ Oh oh oh non devi piangere/ Perché la vita è un carnevale/ e i dispiaceri se ne vanno cantando. Una grande verità: la musica è una cura. Questo brano è già meraviglioso nella versione originale di Celia Cruz. Ascoltandolo con l’aggiunta delle sonorità tipiche della musica etiope e con un perfetto arrangiamento, si potrebbe pensare a un brano scritto oggi.
L’essenza dell’Africa si ritrova anche nel titolo del brano successivo, Sahara. E’ una canzone con inflessioni jazz, in un unisono perfetto di archi, piano e voce. Quimbara è il primo singolo estratto dall’album. E’ un brano veloce, difficilissimo da interpretare vocalmente, in cui spiccano anche i contributi del batterista Afrobeat Tony Allen, il basso di Meshell Ndgeocello e dal Benin, la Ganbge Brass Band. Una vera meraviglia cross-culturale. Bemba Colora è il secondo singolo estratto, un’altra piccola magia di voce, fiati e percussioni. Oya Diosa è un brano al limite della psichedelia, esempio di unione di mondi apparentemente in totale contrapposizione. L’album si chiude con Yemaya, altro stupendo mix di ritmi cubani e africani.
Angélique Kidjo è un’artista trasversale, eclettica, geniale, dotata di una grande umanità. E’ una grande donna, prima ancora di essere una grande artista. Lo dimostra con il suo impegno sociale e questo significa anche mettere a disposizione la sua voce, la sua musica per diffondere messaggi di amore, solidarietà, per aiutare il suo popolo, non dimenticando mai le proprie radici e la propria storia.
Nella produzione musicale di Angélique Kidjo non troveremo mai un album uguale all’altro, un brano identico all’altro. Ogni canzone è autentica, vera. Si pensi a Djin Djin, album costituito da collaborazioni eccellenti (c’è una reinterpretazione di Gimme Shelter dei Rolling Stones cantata con Joss Stone da brividi) o ancora prima a Black Ivory Soul, titolo perfetto per un album costituito da una sola grande anima, in cui l’artista esplora le connessioni interculturali tra Africa e Brasile.
E oggi con CELIA possiamo intraprendere un altro grande, bellissimo viaggio.
“No matter what we call ourselves, we are all inspired by somebody, by music we’ve been listening to. Is that a crime? No. For me, that’s the beauty of music. We bounce off each other. We can be two talented musicians, have the same song, and interpret it completely differently. If you go to Africa to work with African artists, be respectful. Listen to them. Listen to each other. (…) Music doesn’t stay. It goes back and forth. It moves and evolves. When you bring something new somewhere, somebody touches it. It’s never going to be the same as before, but otherwise it dies. I’ve been raised believing that culture – my culture – is not mine to keep. I have to share it with people.”
Queste sono le parole di David Byrne, durante un’intervista in cui gli fu chiesto che cosa ne pensasse della reinterpretazione di Remain in Light da parte di Angélique Kidjo.
Quelle parole sul significato della musica rappresentano pienamente l’essenza di Angélique Kidjo, donna e artista senza confini, così come la musica deve essere.