Andrea Van Cleef Tropic of Nowhere
2018 - Rivertale Productions
#Andrea Van Cleef#Italiana#Rock #Paolo Pagetti #Rivertale Productions #Stoner Rock
Di primo impatto sembra la controfigura italiana del bravo Jonathan Wilson e pure l'ascolto conforta la nostra tesi, anche se a onor del vero la sua proposta ha una gamma cromatica davvero ricca e tanti sono i riferimenti musicali, in special modo quelli che rimandano a epoche gloriose come Sixties e Seventies.
Questo Tropic of Nowhere, opera dalla Rivertale Productions di Paolo Pagetti, che ha fatto un ottimo lavoro fra questi solchi, arriva sei anni dopo il promettente esordio di Sundog, quello che aveva quella bella foto in fronte copertina, che tanto ricordava le epoche di Figli dei Fiori et similia. Per il nuovo album, tanto per mantenere le coordinate di desert rock ed affini si è circondato di collaboratori vicini a quelle sonorità. Chi meglio quindi dei fratelli Del Castillo, che con i Chingon, Texani di Austin, hanno partecipato al soundtrack di pellicole come Grindhouse, Machete e Dal Tramonto all'Alba, tutte dirette dal regista Robert Rodriguez, la cui sorella, l'affascinante Patricia Vonne, è presente nella squadra messa in campo da Van Cleef.
Tropic of Nowhere è un disco d'altri tempi e piacerà molto a tutti quelli che con gli ascolti non vanno oltre metà anni Settanta. Non solo però, si sente chiaramente come il bresciano, al pari di molti suoi contemporanei, abbia una varietà di ascolti non indifferente, senza con questo rendere disomogeneo il disco che anzi trae beneficio da tutto ciò.
Ha un inizio fulminate a nome I Wanna be like you che risente pesantemente dell'influenza dei Kyuss/Queens of the Stone Age e del Desert Rock tutto.
Si prosegue con una sorta di Los Lobos song come Get Some Sleep per finire il trittico iniziale col rockabilly alla Blasters di Friday così tanto per confondere l'ascoltatore sulla direzione d'arrivo del disco. Ben venga la varietà, segno di ascolti vari e ragionati, vedi la bella The Highest Score che avrebbe fatto la sua bella figura in un disco di Beck, magari in uno di quelli più rilassati, di soft psychedelia.
L'album presenta una continua alternanza fra brani veloci, ascoltate I'm the Speed of Light, e slow ballads, noi tifiamo per quest'ultime, vedi Wrong Side of the Gun, a 2 voci con Patricia Vonne e la notevole Tropic of Nowhere, con arie psych che rimandano al Bevis Frond più arioso.
Tropic of Nowhere è un album sorprendente che pare difficile catalogare come roba di casa nostra eppure il bravo Andrea Van Cleef ha colpito nuovamente nel segno pur con un disco certamente derivativo. Desta curiosità l'eventuale resa live di un simile lavoro, magari se capita dalle vostre parti andate a fargli una visita, di certo non rimarrete delusi o annoiati.