Horse Latitudes<small></small>
Americana • Songwriting • Folk

Andrea Van Cleef Horse Latitudes

2024 - Rivertale Productions

05/04/2024 di Laura Bianchi

#Andrea Van Cleef#Americana#Songwriting

Prendete un musicista di Brescia, portatelo a latitudini inaspettate, combinate le atmosfere western con quelle sperimentali, mettete insieme echi di Johnny Cash e di Nick Cave (come nella conslusiva The Real Stranger), e aggiungete un'ispirazione originale: il risultato non può che essere sorprendente. Questo, e molto altro, è Horse Latitudes, il quarto lavoro solista di Andrea Van Cleef per Rivertale Productions

Sospeso ormai da anni tra l'attrazione per il Texas e il rispetto per la matrice europea della propria musica, l'artista lavora sulla voce e sulle sonorità costruite attorno a essa, per sintetizzare il mood heavy-stoner rock (sperimentato con le precedenti formazioni Van Cleef Continental e Humulus) col desiderio di allargare i confini delle suggestioni, con l'aiuto di ingegneri del suono di grande valore. Le prime session iniziano infatti nello studio Smilin' Castle Productions di Rick Del Castillo, collaboratore per le colonne sonore di C'era una volta in Messico e Machete, oltre che per la versione di Malagueña Salerosa apparsa in Kill Bill Vol.2 di Quentin Tarantino; la produzione dei brani texani del disco include la partecipazione di Matthew Smith, sessionman leggenda di Austin, dal suono autenticamente roots e dall'impatto che riproduce le vibrazioni del live.

Ascoltiamo quindi con autentico piacere canzoni come Love Is Lonely, in cui la lezione di Cash risuona forte, e si colora di pathos con la splendida voce di Ottavia Brown, oppure l'iniziale A Horse Named Cain, dal clapping intenso e dalla chitarra drammatica, a cui fanno da contraltare le voci dei The BlackJack Conspiracy.

Tornato a casa, Van Cleef conclude il lavoro con una seconda session alla Buca Recording Studio di Montichiari, con l'ingegnere del suono Simone Piccinelli, i musicisti con cui l’artista suona da tempo stabilmente, e l'intervento di Dana Colley, sassofonista dei compianti Morphine, la band bostoniana. Ma non si pensi a un'opera bifronte, in cui Texas e Italia non dialogano tra loro; anzi, l'abilità sta proprio nell'equilibrio raffinato con cui l'artista unisce le matrici, europea e Americana (con la maiuscola, proprio nel senso del genere), in un insieme che rimescola le coordinate spaziali, per costruire un luogo - non luogo, in cui vale solo il fascino della musica e dei contenuti che veicola.

Ad esempio, la gioiosa Oh La La, di Ron Wood e Ronnie Lane, suonata in punta di violino e di mandolino, dà modo alla voce di staccarsi dai toni dark per spiegarsi in un canto che trasmette energia; in Slaughter Creek l'interazione tra voce e cori sottolinea versi di grande intensità, come "Take me down to the valley of rain / come take me away, come take me home / you know how to make me a believer / you make believe, and I believe in dust"; la sognante The Disappearing Child riecheggia ballate folk anglo-scoto-irlandesi; e in tutto il disco circola un'aria vivificante, coesa e suggestiva. Del resto, se leggiamo le sue preferenze, non ci dovremo sorprendere più di tanto per la cultura musicale di un artista che, siamo sicuri, dal vivo saprà rendere amplificate queste ottime impressioni.

 

Track List

  • A Horse Named Cain

  • Arrows 

  • The Longest Song
 

  • Love Is Lonely

  • Thing

  • Ooh La La

  • Fire in My Bones
  • Come Home
  • Slaughter Creek
  • The Disappearing Child
  • The Real Stranger


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