Amos Lee Honeysuckle Switches (The Songs of Lucinda Williams)
2023 - Hoagiemouth
Lee ha ascoltato per la prima volta le sue canzoni alla stazione radio WXPN di Filadelfia, proprio mentre stava iniziando a scrivere canzoni lui stesso. Le sue canzoni, quindi, hanno fornito una costante fonte di ispirazione per la sua scrittura, ed è ciò che ha voluto onorare con Honeysuckle Switches: The Songs of Lucinda Williams uscito per Hoagiemouth Records.
Il titolo proviene da un abbinamento di due parole chiave di Bus to Baton Rouge, la pensosa canzone, inserita come ultima, forse definitiva, nell’album di Lee, proveniente da Essence, del 2001. Il brano parla della visita a una casa precedentemente abitata, in cui i ricordi attanagliano il narratore, che ammette che andarsene non significa essere liberi dal passato. In perfetto stile Williams, i dettagli sono teneri e traumatici insieme, e si sintetizzano nei versi: “By the sweet honeysuckle that grew all around / Were switches when we were bad”. Anche solo da questo dettaglio si può comprendere quanto la cifra della rilettura di Lee sia imperniata sulla riflessione sul senso della vita e sul pathos che Williams ha saputo trasmettere in questa ricerca; lo stesso cantautore ha ammesso recentemente che cantare questi brani ha funzionato anche come cura per i propri problemi personali, e questo traspare dalla vibrante interpretazione, che sa illuminarli di una luce chiara, sottolineando anche la potenza espressiva dei testi.
Chi conosce e apprezza la songstress di Lake Charles (e Mescalina lo fa da decenni: questa recensione è del 2001!) si avvicina a un album di cover con molta diffidenza, perché la sua voce è inimitabile, così come il suo modo di trattare testi e musica. Ma Lee maneggia le canzoni con cura, rispetto, profondo affetto; si ascolti, ad esempio, la struggente Compassion, in cui la voce raggiunge momenti di profondità che evocano lo spirito di Williams, donna che ha molto sofferto e molto vissuto.
Anche le scelte operate dal quarantaseienne cantautore all'interno del suo songbook sono accorte, e presentano sia il lato tenero della vena creativa della musicista, sia quello più tagliente, aggiungendo qualche tocco originale e contemporaneo, come il pianoforte soul in I Envy the Wind, o un organo in Get Right With God. Nel lasciare che i testi e le melodie di Williams facciano la loro magia, anche in un contesto diverso, Lee esprime la propria creatività, e gli esempi si potrebbero moltiplicare: dal tocco country di Greenville, impreziosita da una slide, alle armonie dinamiche e alle voci soulful di Fruits of My Labor, dal ritmico contrabbasso.
Non resta che abbandonare ogni diffidenza, e abbandonarci alla magia che torna a compiersi, gustando con grande piacere undici gemme, per farci curare un po' anche noi.