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Derive • Suoni • rituale

?Alos Era

2012 - Tarzan Records

09/06/2012 di Gianpaolo Galasi

#?Alos#Derive#Suoni

In attesa di una intervista già avviata con Stefania Pedretti per fare il punto sulla sua carriera, ormai più che decennale e meritoria del dovuto riconoscimento, ecco arrivare dalla neonata e vinyl only Tarzan Records questo dodici pollici su vinile rosso, quarta uscita per il progetto ?aloS.

Nell’apprestarmi a scrivere la recensione, ripenso a quando, due anni fa circa, la storica rivista The Wire metteva Sunn O))), sotto le spoglie del cappuccio di Stephen O’Malley, in copertina. A discapito del suo citare il Miles Davis di In A Silent Way come referente diretto del suo ultimo album, la reazione dei lettori era stata un discreto ‘apriti cielo’.

Sta di fatto che l’attenzione alla forma spesso tradisce lapsus interessanti. Chissà se quei lettori di The Wire reagiscono allo stesso modo di fronte a Makoto Kawabata, una delle anime del progetto Acid Mother Temple, aficionado dello chic Café Oto in Ashwin Street e che, sul da noi già recensito Yomi, L’oscura terra dei morti (Tarzan Records, 2011) presta strumenti e produzione a Stefania, ricambiando una precedente collaborazione statunitense.

E chissà se qualcuno avrà notato che la costituzione dei suoi album da Ricordi Indelebili (Bar La Muerte, 2006), Ricamatrici (Bar La Muerte, 2009) fino alle prove più recenti, incluso uno split con Xabier Iriondo, passa da una concrezione che ricorda il modo in cui opera la sound art più blasonata – oggi per stessa ammissione dei suoi protagonisti in crisi – a una decisa sterzata verso territori che uniscono il drone metal e il noise più psichedelico alla consapevolezza dei rituali pagani, con una ricerca sul suono, sulla voce, e una maggior organicità dell’aspetto performativo con quello musicale.

Il primo lato della nuova stampa, edizione limitata a trecento copie, vede in apertura Panas, oscuro rituale per voce e particelle di chitarra che attraverso successive contrazioni per grumi di varia solidità e infiltrazioni di strati di violino infine lascia filtrare la voce tenue delle corde acustiche archettate, cui accordi e echi di saturazione si trovano a fare da flebile contorno.

Cammineremo sui nostri corpi inizia con una danza di capelli - che la Pedretti porta in tour con dei piccoli sonagli per un rituale su cui le abbiamo chiesto delucidazioni – evocando una galassia spiraliforme di chitarra e violino il cui ecce homo è, ‘tutto attorno al fuoco’, bambina come nelle Allun e strega come nell’ultima incarnazione dell’aspetto femminile di ?aloS, ‘il corpo andato, il corpo che urla silenzi’, tra pagine di diario bruciate e carboni ardenti.

Il secondo lato dell’album, Era, allarga e espande, con campane e altri little instruments, ma è il rituale stesso a nutrirsi di maggiore sfumature espressive. Se la voce sfrutta tutte le possibili variazioni timbriche, chitarra e violino (Kris Force di Amber Asylum) danno vita a trame maggiormente ambientali e evocative, e a una più puntuale e espansa individuazione. 

Track List

  • Panas
  • Cammineremo sui nostri corpi
  • Era

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