Kim Ki-duk

drammatico

Kim Ki-duk L’ARCO


2005 » RECENSIONE | drammatico
Con Han Yeo-Reum, Jeon Sung-Hwan, Seo Ji-Seok, Jeon Gook-Hwan

di Calogero Messina
In mezzo al mare, un peschereccio lontano che sembra un puntino. Da dieci anni vi abita una ragazza sedicenne insieme ad un vecchio che l’ha misteriosamente trovata ed accudita. Alcuni divani variopinti accolgono occasionali pescatori ospiti dell’imbarcazione. Il tempo trascorre sempre uguale a se stesso mentre l’uomo, innamorato della ragazzina, attende che la fanciulla compi tra breve diciassette anni per poterla sposare. Sulla fiancata della barca c’è un vecchio disegno che rappresenta l’immagine di Buddha mentre un’altalena vi penzola davanti: la ragazza vi dondola seduta sopra ogni qual volta un pescatore chiede al vecchio – in grado di predire il futuro – notizie sul proprio destino. Allora, da un’altra piccola imbarcazione poco lontana, l’anziano tende il suo arco e scaglia quattro frecce che colpiscono l’immagine del Buddha non prima di aver sfiorato pericolosamente la fanciulla: strano modo di indovinare il futuro! Ma il vecchio si serve del suo arco anche per colpire i pescatori che con sguardi avidi provano a mettere le mani addosso alla ragazzina mentre in altre più triste o romantiche occasioni diventa uno straordinario strumento musicale per comunicare emozioni e stati d’animo profondi. Questi lo scenario magico ed i personaggi sospesi del nuovo film del regista coreano Kim Ki Duk “L’arco” che dopo opere come “Ferro 3” e “La Samaritana” continua ad ammaliarci con il fascino di storie e di un’umanità “così lontane così vicine”. Su una partitura musicale che cattura l’anima (merito del violino coreano di Kang Eun-il) e di un “clima” così da incanto da non riuscire a staccare gli occhi dallo schermo (un “In the mood for love” ancora più agghiacciante e teso!), “L’arco” viaggia leggero sulle onde di una poesia che della forza della natura e di sentimenti veri e spontanei come l’amore ne ha fatto i suoi punti di maggior vigore. I volti così realistici – ma anche fuori dal tempo – dei protagonisti e la regia di Ki Duk che tutto sembra accarezzare lievemente ci colpiscono invece con violenza, anche grazie ad una ricercatezza di immagini e ad una crudezza di sentimenti che così terreni e diretti raccontano universalmente delle nostre lotte e passioni d’amore.

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