Jim Jarmusch Stranger Than Paradise - Piu` strano del paradiso
1984 » RECENSIONE | Commedia | Drammatico
Con John Lurie, Richard Edson, Eszter Balint
26/06/2017 di Claudio Mariani
Telecamera quasi sempre ferma, brevissime scene e quasi tutte in interni, intervallate da uno stacco di schermo nero, muri scrostati, dialoghi scarni, tanti silenzi, sottile ironia e umorismo sottocutaneo, pochi attori e non più di tre per scena, quasi sempre con la sigaretta nell’angolo della bocca…questo potrebbe essere l’elenco dei capitoli di un prontuario/manuale dell’arte filmica di Jarmusch. E in questo film per la prima volta c’è tutto ciò!
In realtà Stranger than Paradise doveva in principio essere un corto di trenta minuti, poi lievitato e diventato a tutti gli effetti un lungometraggio. L’accoglienza ai tempi fu molto positiva, l’approccio minimalista, sotto un certo punto di vista strafottente e pudico allo stesso tempo, ne fecero un successo di critica. Raccolse vari premi (Sundace, Locarno, Caméra d’Or di Cannes) e fu distribuito in tutto il mondo.
Storia tutta incentrata su tre personaggi: Willie che si barcamena tra scommesse, pasti pronti e inedia totale. Spende molto tempo col suo amico Eddie, e la loro vita viene in parte sconvolta dall’arrivo della cugina ungherese del primo. Quello, insieme all’arrivo quasi inaspettato di un gruzzolo di soldi, sarà il pretesto per spostarsi, fuggire. Così il trittico di luoghi NYC-Cleveland e Florida diviene un ideale viaggio metafisico (apatia-gelo-paradiso), ma in fondo nulla cambia: il paradiso non è in nessun luogo, così che, ancora una volta, il film finisce con un mezzo che porta via il protagonista, stavolta non è una nave ma un aereo.
I topics principali, come nel primo film di Jarmusch (Permanent Vacation), sono principalmente due: l’incomunicabilità e la ricerca del proprio posto nel mondo, dove Willie è il principe dell’incapacità a comunicare e, in realtà, il proprio posto nel mondo non lo vuole proprio trovare. Di fianco a lui Eddie gli fa da specchio, mentre Eva almeno ci prova.
Un film che regge il confronto col tempo. Il vero inizio di un percorso importante, visto che il primo film appena citato, vedendolo con il senno di poi, era solo un timido giro di riscaldamento…