Un disco programmatico, come si dice, sin dalla copertina: un cavo orale che sembra uno shockante organo genitale femminile e, all’interno del disco, una folgore come a rendere esplicita la voglia di colpire duramente con una scarica violenta l’ascoltatore. Zeus! Parte da un’idea di vecchie conoscenze del panorama indipendente italiano: il batterista Paolo Mongardi (ex Jennifer Gentle) e il Bassista (e cantante) Luca Cavina (calibro 35) coadiuvati, in alcune tracce, da amici come Enrico Gabrielli, in ´Ate U´, Valerio Canè, in ´Grindmaster Flesh´ e ´Koprofiev´, e Andea Mosconi e Giulio Favero nella devastante finale ´Golden Metal Shower´. Sibili elettronici e voce distorta introducono ´Suckertorte´ il primo brano, fatto di unisoni violenti e veloci su tempi intricati e serrati. È una dimostrazione di tecnica e potenza che si accompagna ad una ricerca dell’eccesso in cui l’ironia è tuttaltro che leggera. È un’ironia greve, grottesca e scatologica che per ora è domata ma che alla lunga potrebbe, se lasciata a se stessa, appesantire la proposta. Con questo non intendo dire che vada alleggerita! Ritengo che ´l‘iper´ sia interessante se raggiunge realmente il limite e spesso, quando lo raggiunge, è completamente ´fuori qualsiasi tipo di mercato´, troppo avanti. Per ora il rischio è abbondantemente superato e ciò è dovuto anche al fatto che il disco dura solo poco più di una trentina di minuti. E molto fanno anche gli ospiti. Personalmente penso che l’ingresso di Canè nel secondo e terzo brano, così come quello di Gabrielli nel sesto, siano i momenti in cui il disco suoni meglio. I momenti in cui la potenza, la tecnica, la cattiveria del duo, sembrino riuscire a volare un po’ più in alto, non gravati da un obbligo, e da un vincolo mentale, alla sola cattiveria trash. Sono i momenti con una dimensione sonora ed estetica più interessante e varia. Certamente il merito è tutto dell’impressionante lavoro di Cavina e Mongardi che riescono, per quasi tutto il disco, a martellare e picchiare con varia/e intenzioni e dinamismi. I brani si rincorrono spesso senza quasi interruzione richiamandosi (o contrapponendosi) nelle loro fasi finali/iniziali. In questo senso è interessante il fatto che l’unico brano a sfumare sia proprio l’ultima traccia. Quasi non si avesse nessuna possibilità di contrapporsi al vuoto e alla ´fine´. Quasi che questo vuoto finale, impossibile da riempire e ´domare´, non potesse avere risposte se non nell’abbandono della lotta da parte di questo ´dio/duo della potenza´ che si rende conto che non tutto può essere riempito (almeno per ora!). Insomma un bel mix di metaljazzpunknoiseprog senza essere naturalmente nulla di tutto questo. Musica che fa della sua tecnica della sua cattiveria e del suo ´cattivo gusto´ un manifesto ma, ricordiamo, questo è uno dei manifesti più difficili da continuare a in/seguire, con coerenza, rimanendo interessanti. Dimenticavo, i loro live sono devastanti!