Wearesynthetic CTRL ALT SYNTH
2024 - Costello`s
#Wearesynthetic#Elettronica#Elettropop #post-disco ##synth-pop #techno-pop
Sono loro, Franco Demontis (voce e chitarra), Roberto Pilo (basso, synth programmazione) e Gerolamo Barmina (sequencer programmazione), i felici protagonisti di questo progetto artistico in cui la tecnica, per dirla col celebre pittore statunitense, “è solo un mezzo per arrivare a una dichiarazione”. Ed in effetti qualcosa appare volerla enunciare sin dal titolo questo LP d'esordio ("sequel" di 2 EP): Ctrl Alt Synth, sorta di comando che “sblocca” una dichiarazione d'intenti fra synth music ed elementi wave, disco e dance (sulla tavolozza anarchica e sfrontata di quelll'action painting che, a sentire il disco, resisterebbe a paralleli di rappresentazione pittorica aggiornati anche agli ensemble cromatici di Sam Francis e Hans Staudacher).
Teorie effervescenti ed esuberanti, apparentemente mitigate dai bassi giri di M&M’s, traccia di apertura compassata che intercetta bpm in naftalina. A posteriori, ideale rampa di lancio per l’avvolgente esperimento di The Yellow: pedalate big beat lungo radura Planet Funk.
Disegno stilistico ormai stagliato all'orizzonte, in verità un po' più in qua, che fa tanto anni Dieci, quartieri DFA, senza mai arrischiarsi a concetti anacronistici, per quanto zeppi di sintetiche nevrosi fra LCD Soundsystem e The Juan MacLean (She Has A Boyfriend), ringalluzzite per di più da febbrili espedienti motorik quanto mai indovinati (Urico, The Teacher).
Nel crescendo pettinato di The Queen si intravede invece una carica elettrostatica sfuggente, acrobazie cibernetiche in sella a giostre di synth e dream pads che popolano agglomerati elettronici su un drumming morbido, perfetto contraltare ai sobbalzi succitati (accorgimento ben rodato, tanto da far capolino anche in Pollock). Anche Bye Buy Bye rievoca pulsioni da specchietto retrovisore, questa volta in ludica attrazione al beat box scherzoso devoto a Stylophonic.
E con lo stesso spirito si cimenta Dash Kappei, in catapulte intrise di martellante techno/synth-pop e inserzioni di stampo nipponico, giust'appunto associate all’estro guizzante annunciato nel titolo.
Qui e altrove in scaletta, ancora un esempio foriero di briosa scrittura, didascalica il giusto, e anzi assai incline a un famelico mood picaresco.