Watermelon Slim Golden Boy
2017 - Dixiefrog Records / IRD
Un artista che come vedremo di strada ne ha fatta davvero tanta…
Di ritorno, nel 1970, da tre anni passati in Vietnam Bill Homans, come gran parte dei veterani di quella “sporca” guerra, continua a elaborare i ricordi e nel 1973 li rinchiuderà dentro al suo primo album Merry Airbrakes (un disco tra l'altro piuttosto raro da trovare) composto da canzoni che inevitabilmente nei testi riflettono l’uso di droghe o la ricerca spirituale come scappatoie ai macabri ricordi. Dopo quel momento la sua carriera musicale subisce una battuta d’arresto sino al 1998 quando incontra due professori di filosofia, tal Doren Recker e Mike Rhodes, con cui decide di formare la blues band Fried Okra Jones. Tra un cambio di lineup e l’altro nel 1999 arrivano a registrare il loro primo (e unico) EP intitolato per l’appunto Fried Okra Jones. Il 2002 lo vede impegnato con l’etichetta Southern Records per la registrazione dell’album Big Shoes to Fill grazie a cui, durante il tempo libero dal lavoro (autista di camion per rifiuti industriali), ha la possibilità di esibirsi per la prima volta in un tour internazionale.
Nel 2004 con l’album Up Close & Personal (prodotto da Chris Hardwick) fa’ il salto di qualità; è sufficiente ascoltare la sua versione di I Don't Care No More di Sonny Boy Williamson per rendersene conto. Nello stesso anno viene nominato per il prestigioso W.C. Handy Award come "Best New Artist Debut". Rimanendo in tema di premiazioni nel 2006 insieme al suo gruppo saranno nominati per sei Handy Awards in varie categorie e per un Maple Leaf Award dalla Toronto Blues Society mentre l’anno successivo sarà inserito nell’Oklahoma Blues Hall of Fame.
Nel 2006 Watermelon Slim & the Workers firmano per la Northern Blues di Toronto dando alle stampe l’omonimo album (Watermelon Slim & the Workers) in cui riconferma il solco tracciato lungo il percorso blues. Nel 2007 pubblicherà invece il riuscitissimo e pluripremiato The Wheel Man, e l’anno successivo No Paid Holidays seguito dopo qualche mese dalla svolta country Escape from the Chicken Coop (registrato a Nashville con Paul Franklin, Darrell Scott & co.). Rimanendo in zona country nel 2010 è la volta di Ringers, un concentrato di country con sfumature di blues, honky-tonk e outlaw music, in pratica un gran bel disco. Dopo la parentesi country il nostro torna al blues scarno ed essenziale in compagnia dell’amico di lunga data James Johnson (Super Chikan) con l’album Watermelon Slim & Super Chikan Okiesippi Blues (2011). Il 2013 vede Watermelon Slim nuovamente impegnato a suonare blues con i Workers all’interno di Bull Goose Rooster.
A conti fatti Golden Boy (inciso per la francese DixieFrog e con la produzione di Scott Nolan) è il dodicesimo album di una carriera di tutto rispetto; un album che racchiude in se tanto blues, rock, folk e gospel cantato come solo lui sa’ fare, il tutto accompagnato dalla sua inseparabile chitarra sempre appoggiata sulle gambe.
Ad accompagnare il nostro in questo suo ultimo album non troviamo i Workers (che fine avranno fatto ?) ma la band formata da Jay Jason Nowicki alla chitarra elettrica, Gilles Fournier al contrabbasso, Joanna Miller alla batteria, Jeremy Rusu al piano/clarinetto/mandolino e fisarmonica, Don Zueff al violino e infine Jolene Higgins e Sol James ai cori.
Golden Boy è una vera e propria dichiarazione d’amore per il Canada e a dimostrarlo troviamo ad esempio la straordinaria Barretts privateers cover della canzone popolare eseguita a cappella in perfetto stile "shanty sea" (canto marinaresco) scritta e interpretata in origine dal cantante canadese Stan Rogers nel 1977 e considerata tra l’altro uno degli inni non ufficiali della Royal Canadian Navy. Inoltre Scott Nolan, produttore dell’album è originario di Winnipeg e per l'occasione ha scritto la delicata ballad a tempo di valzer Cabbagetown (il quartiere di Toronto dove gli immigrati appena arrivati dall'Irlanda piantavano la pianta dei cavoli nei loro prati), il brano vede Slim impegnato tra l'altro anche all’armonica. Nell’album è presente il gospel traditional You're going to need somebody on your bond (inciso da Blind Willie Johnson nel dicembre ‘30 e da Charley Patton nell’Ottobre del ’29 con il simile titolo You're Gonna Need Somebody When You Die) come vuole la tradizione il brano è sola voce, acustica e bottleneck. Tolti questi tre brani il resto è tutta farina di Watermelo Slim a partire dal brano di apertura, il singolo Pickup my guidon un mix esplosivo di rock ‘n’ roll e blues; la ballata blues WBCN che con il suo incedere da ritmo marziale racconta di combattenti neo Nazi durante una manifestazione a Miami (non dimentichiamo che l’autore del disco è attivista socialista e antimilitarista). Segue Wolf cry un brano a metà strada tra un blues e una sorta di canto nativo indiano tutto slide, percussioni e ululati. Si torna allo scarno blues tipico del nostro (per l’occasione con Big Dave McLean a dargli manforte all’armonica) e al sociale con Mean streets, brano che ci racconta delle dure condizioni di vita dei senzatetto. I temi sociali, giustamente, lo colpiscono e ci colpiscono come un pugno nello stomaco e con Winners of us all descrive le vittime del “sogno” americano e lo fa’ “meravigliosamente” a modo suo con una malinconica ballata al pianoforte e con l’apporto delicato di clarinetto e batteria. In chiusura, quasi a volerci lasciare con il suo marchio di fabbrica, il rock-blues Dark genius a raccontarci di JFK.
Un disco da non lasciarsi scappare.