Van Der Graaf Generator Real time
2007 - Fie Records
Questa registrazione immortala il concerto del 6 maggio 2005 alla Royal Festival Hall di Londra sul cui palco Banton, Evans, Jackson e Hammill dichiararono con fermezza la loro reunion eseguendo da subito brani vecchi e nuovi.
Come visto anche nelle date italiane, il set dal vivo è la prova definitiva di un suono pronto ad andare “avanti”, facendo ben sperare per l’immediato futuro, nonostante Peter Hammill abbia sofferto di un ulteriore infarto e il sassofonista David Jackson si sia chiamato fuori (il prossimo album dovrebbe essere in trio).
Non a caso i pezzi nuovi reggono bene il confronto con i cavalli di battaglia: da “Present” vengono estratti “Every bloody emperor” e “Nutter alert”, che sono poi le due tracce portanti dell’ultimo disco e che anche dal vivo svolgono un ruolo importante aggiornando quell’anelito esistenziale che è il marchio di fabbrica di Hammill e compagni (“By this we are all sustained / a belief in human nature”).
I Van Der Graaf Generator suonano con uno slancio spasmodico che va oltre il progressive e creano una tensione che ipnotizza il pubblico. Oltre alle capacità tecniche che innalzano una struttura multiforme da cui sporgono possenti protuberanze e storture free, si può apprezzare la voce di Hammill ancora capace di imporsi con autorità maestosa e con contorsioni massicce.
Quella dei Van Der Graaf Generator è una ricerca ad ogni livello, strumentale e testuale: mentre sulla spinta della batteria le tastiere percorrono rotte che si intersecano senza pausa su quelle dell’organo e del sax, le canzoni vanno ad interrogare dimensioni che trascendono la sfera prettamente terrestre, come cantato in “Childlike faith in childhood´s end” (“Existence is a stage on which we pass / a sleepwalk trick for mind and heart / it´s hopeless, I know / but onward I must go / and try to make a start / at seeing something more than day-to-day / survival chased by final death / If I believed this the sum / of the life to which we´ve come / I wouldn´t waste my breath / Somehow, there must be more”). Proprio a partire da quest’ultima, il set si innalza ulteriormente producendosi in quattro pezzi monumentali: “The sleepwalkers”, “Man-Erg” e “Killer” si ergono come colonne di una cattedrale moderna per chiudere con la preghiera solenne di “Wondering”.
I VDGG sono tra i pochi che hanno celebrato il rito del ritorno senza retorica, riaprendo le porte di un tempio inviolato che ora all’improvviso si trova ad aspettare nuove tavole.