Something Gold, Something Blue<small></small>
Jazz Blues Black • Jazz

Tom Harrell Something Gold, Something Blue

2016 - High Note / IRD

20/03/2017 di Pietro Cozzi

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Una line-up a due trombe – abbastanza inconsueta per il jazz – è il focus stilistico di questo disco del decano Tom Harrell, apprezzatissimo musicista arrivato al suo quinto decennnio di carriera e alle nona uscita per l'etichetta newyorkese High Note. Siamo però lontanissimi da una sfida a colpi di frasi fulminee e sovracuti, che certo non è nelle corde (o tra i pistoni) né del musicista dell'Illinois (ma a 5 anni è già di casa a San Francisco) né del suo più giovane sodale, il quotato 34enne Ambrose Akinmusire, autore nel 2014 dell'ottimo The Imagined Savior Is Far Easier To Paint. È un vestito a due tinte quello di Something Gold, Something Blue, ma a dominare non è il contrasto o la divaricazione: le due sonorità si amalgano perfettamente, e Akinmusire si mette rispettoso nella scia di Harrell. Il primo non rinuncia a tenere il piede in due scarpe e alla consolidata lezione della tradizione affianca il suo incedere più ambiguo, spezzettato, fantasioso, che ha amplissimi margini di crescita; il secondo è dolce, pastoso, preciso. Il risultato è una riuscita e piacevole doppia gradazione dello stesso stile. Per apprezzarlo al meglio basta correre alla settima traccia, Body And Soul, l'unico standard del mazzo: le due trombe si passano rapidamente il testimone con grande naturalezza e facilità, in uno dei brani più riusciti. Anche Delta Of The Nile è un bell'esempio di commistione, anche se rischia di ancorarsi alla memoria soprattutto per i colori esotici e orientali portati dallo special guest Omer Avital all'oud, lo strumento a corde di origine persiana: Harrell e Akinmusire scambiano e sovrappongono le loro frasi alla grande, come se si frequentassero da una vita. L'assenza di sassofoni favorisce la concisione dei temi e delle parti soliste, ed è un'altra cifra del disco, anche se le linee melodiche sono meno scontate di quel che appare in superficie.

Il leader unisce da sempre alle qualità timbriche e melodiche anche un'ottima capacità di adattare la sua musica al contesto in cui lavora, una caratteristica che gli deriva dalla frequente militanza, fin dagli esordi, nelle big band (Stan Kenton, Woody Herman, Lee Konitz). E il resto del quintetto non è da meno. La sezione ritmica segue Harrell da parecchio tempo, e si sente. Ugonna Okegwo (basso) si ritaglia i giusti spazi solisti e sostiene i pedali funky e jazz-rock (senza esagerare) di View, la traccia più dinamica. Johnathan Blake (batteria) allestisce per tutta la durata del disco una raffinata e ininterrotta poliritmia: Trances, in particolare, attacca con una sua sequenza di tamburi afro molto fascinosa, prima di risolversi in un classico brano mainstream. Soprattutto è un quintetto pianoless, dove lo strumento armonico per eccellenza è la chitarra elettrica, ma il giovane Charles Altura spinge ben oltre la sei corde, lasciando un'impronta profonda dentro Something Gold, Something Blue. Le sue note rarefatte, senza sforzi, effetti o impuntature, sono in perfetta sintonia con l'atmosfera generale, concentrata ma rilassata, dentro uno schema post bop ma con evidenti richiami cool jazz. Un disco a tinte pastello blu-dorate, che accontenta sia i difensori della tradizione che gli innnovatori più accaniti, e non è certo un peccato.

 

 

 

 

 

 

 

 

Track List

  • Circuit
  • Travelin`
  • Trances
  • Delta Of The Nile
  • Keep On Goin`
  • View
  • Body And Soul
  • Sound Image
  • The Vehicle

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