The Vaccines Pick-Up Full of Pink Carnations
2024 - Thirty Tigers / Goodfellas
#The Vaccines#Rock Internazionale#Songwriting ##indie #indie rock
E il garofano rosa sul camioncino rappresenta, forse, un minimo segno di speranza, tenace, che nasce dopo un periodo difficile; lo percepiamo anche in molte delle dieci tracce, che mescolano un cocktail di nostalgia e entusiasmo, che piacerà sia ai fan dei ragazzi di Londra - poiché vi riconosceranno la loro identità di cultori del pop anni '60, con una strizzata d'occhio alla new wave - sia a chi li dovesse ascoltare per la prima volta - per quanto l'ipotesi sia molto remota...
Si prenda ad esempio il primo pezzo, Sometimes, I Swear: una partenza in quarta, con un tamburo rock'n'roll, che dà la giusta carica all'ascoltatore, mentre la voce canta, in totale dissonanza, "Sometimes, I swear / Sometimes, I don't belong anywhere". Ma molte delle tracce seguono questo percorso: aperture alla Coldplay, ritornelli orecchiabili, sezioni centrali più meditative, arrangiamenti accurati, opera del produttore Andrew Wells (Halsey, Phoebe Bridgers), che dà il meglio di sé in titoli come Heartbreak Kid, garage rock dalla potenza totale, con interventi energizzanti del chitarrista che li aveva seguiti in tournée, Timothy Lanham, perfettamente a proprio agio nel mood della band, e l'aggiunta di Yoann Intonti alla batteria, che aggiunge ancora maggiore consistenza alla voce di Young e al bassista Árni Árnason, preciso come un metronomo (in Lunar Eclipse è implacabile).
Che la scrittura di Young si stia facendo consapevole e più matura è evidente dalle spie che dissemina in ogni testo, che oltrepassa l'invito superficiale a fare festa e godere del ritmo, per spingersi in territori riflessivi: ne è un esempio la sorprendente Discount De Kooning (Last One Standing), nella quale il cantante non si fa problemi a citare nello stesso testo il pittore dell'Espressionismo astratto del titolo e Machiavelli, descrivendo perfettamente il proprio scontento, mentre le tastiere di Tim Lanham inoculano leggerezza: "Started filling up the cracks in the calendar with discontent / Double checking junk to see where the apologies went / The best thing that I had since records began /I would do anything, take anything, I'm so Machiavellian / It's gonna eat me up" (e altrove vengono citati Edgar Allan Poe, o Mark Twain).
Diciamolo chiaramente: capita di rado di ascoltare, in un disco, dieci tracce su dieci che potrebbero essere tutte dei singoli di successo; quindi, apprezziamo lo slancio à la Beach Boys di Sunkissed, il crescendo dei ritornelli e la brusca conclusione di Another Nightmare, oppure il coro di The Dreamer, in cui la band svela le proprie carte: se i musicisti, in quanto esseri umani, non sanno ancora dove andare, tanto da perdersi nei meandri contraddittori della modernità e delle relazioni umane, indecisi se guardare nel passato o nel futuro, la musica da loro composta e suonata sembra suggerire loro una direzione da prendere, sul loro camioncino scassato: "I was managing your expectations / On a pick-up full of pink carnations / You were begging me to cure the sickness of a rose".
Per citare proprio De Kooning: “Non mi ha mai interessato il modo di realizzare un buon dipinto. Non dipingo inseguendo l’idea della perfezione, ma per vedere fino a che punto riesco a spingermi”. E i Vaccines stanno spingendosi nella giusta direzione.
Avete voglia di ascoltarli dal vivo? Saranno il 28 gennaio a Milano, ai Magazzini Generali. Io non me li perderei...