The Little Willies The little willies
2006 - EMI
In formazione con la figlia di Ravi Shankar ci sono Lee Alexander (basso), Jim Campilongo (chitarra elettrica), Richard Julian (chitarra, voce) e Dan Rieser (batteria): non è una semplice precisazione, perché la presenza di musicisti non di primo grido offre alla Jones la possibilità di suonare quello che le piace come le piace.
Si dice che il gruppo sia nato dopo una serata al Living Room di New York, locale che ha proposto parecchie cantautrici: senza tirare troppo in ballo la storiella del gruppo di amici, il disco suona in effetti tanto professionale quanto rilassato come se i protagonisti avessero scelto di unire le loro forze per il semplice piacere di suonare.
Oltre a qualche brano composto a turno da Alexander e da Julian, con il contributo saltuario della Jones, in scaletta ci sono pezzi di Willie Nelson, di Hank Williams, di Kris Kristofferson e di Townes Van Zandt. Country e swing dunque, cioè la buona tradizione americana proposta con freschezza e con quel gusto rurale che dà alle canzoni una patina anticata e genuina.
Per chi conosce a fondo le radici della musica americana questo disco suonerà come un divertissement e scorrerà via liscio senza troppe pretese, perché l’approccio è molto soft: la Jones, con la sua attitudine delicata, e Richard Julian, che si adopra alla chitarra e soprattutto al canto con una voce che ricorda un Lyle Lovett sfuggito al Texas, offrono interpretazioni impeccabili e leggere.
Sembra di entrare in uno di quei negozi in legno che ancora sopravvivono nel Nord-Est degli States vendendo souvenir per turisti e qualche cimelio d’antiquariato: se si cede alla finzione, ci si trova ad immaginare il profumo del tempo che fu tra un western romantico e un country da vecchio saloon.
I Little Willes suonano come degli intenditori che si ritrovano per godere di vecchi piaceri: è da gustare la marcetta di “I´ll never get out of this world alive” che si trascina su un lieve shuffle così come “Best of all possible worlds” e il romanticismo da border di “No place to fall” riescono a solleticare il palato. Tra contrappunti di steel e piano, qualche spruzzata d’organo, un contrabbasso che batte sul parquet e una chitarra che saltella al ritmo di swing, ogni traccia è un esercizio perfettamente riuscito.
Come fatto recentemente anche da Mark Knopfler ed Emmylou Harris, i Little Willies offrono una versione sciroppata della tradizione americana. Da sorseggiare in veranda come una bibita fresca, buona per allietare dalla calura estiva.