The Felice Brothers Celebration, Florida
2011 - Fat Possum
Forse è veramente il solito problema. Il disco non è sicuramente il capolavoro che ti aspettavi ma appunto “Ti Aspettavi” è il pre-giudizio di cui liberarti per poter “Ascoltare”. E allora Fire At The Pageant e Honda Civic sono splendide pagine in cui i Felice Brothers, direttamente dalle montagne alle spalle di New York, rimangono loro stessi, al massimo delle loro capacità, ma utilizzando anche strumentazioni e soluzioni per loro inedite e, insomma, alla fine spesso schiacci il pulsante “repeat” bello “felice”.
Anche Oliver Stone è Felice Bross al 100X100 solo utilizza esclusivamente The Original New Timbral Orchesta (T.O.N.T.O.) l’orchestra di synt diretta da Malcolm Cecil e già usata negli anni da artisti come Gil Scott-Heron, Randy Newman, Doobie Brothers, Wilson Pickett, Stevie Wonder, Isley Bross con molto meno scandalo dei puristi e dei critici musicali di quello che è sembrato esserci oggi!
Dove il disco non sembra girare è in Ponzi (non a caso il singolo scelto) e anche in Back In The Dancehalls non tutto gira per il meglio, suoni senza idee e brani sciapi. Ma già nella successiva Dallas siamo nella ballata per piano voce e chitarra che pian piano viene piacevolmente disturbata da mandolini fuori tono e fisarmoniche. Cus’s Catskill Gym parte rumorosamente rock con una ritmica spezzata e incostante tra ritornello e strofa. Chiaro che qui la manipolazione elettronica si fa sentire, ma di più si fanno sentire le chitarre e la voglia dei fratelli di arrivare al “la, la la la la” cantato in coro nel finale. La conclusiva River Jordan evidenzia i pregi e i difetti dell’album. Canzone bellissima con finale un po’ appesantito.
Al quarto album e con l’abbandono di Simone, uno dei più talentuosi fratelli, I Felice Brothers in questo Celebration, Florida tenta l’impossibile e, a tratti, s’intravvedono splendidi risultati. Bisognerà capire quanto l’attitudine “caciarone” della band (secondo me uno dei suoi punti di forza), il suo rifarsi alle radici e l’idea di una libertà espressiva che se ne allontana nella forma compositiva - ma ancor più nelle sonorità possibili -, possano trovare una sintesi per ora visibile solo in parte. Buon lavoro e a presto “Fratelli”!