Spartiti Austerità
2016 - Woodworm/ Audioglobe
Con Austerità, il duo emiliano trova sia il punto d’arrivo di un percorso che li aveva già visti in giro per il bel paese e dal quale era stato partorito nel 2014 una prima testimonianza live di 6 brani, sia il punto di partenza per dar continuità ad un sodalizio consolidato e che ci auguriamo duri nel tempo.
Austerità nasce, così, dall’unione di due personalità differenti, “nell’accezione berlingueriana del termine” (cit.), ma allo stesso tempo compenetranti, dove, da una parte emerge l’aspetto letterario e vocale di Collini, e dall’altro quello musicale e strumentale di Reverberi, un connubio che fa Spartiti un progetto solido, funzionale, magnetico ed avvolgente.
In fase di stesura del disco, il duo emiliano ha preferito, però, lasciarsi alle spalle quelle composizioni proposte nei live, e cimentarsi con nuove testualità e nuove musicalità, in modo di andare oltre e dare vita ad una raccolta d’inediti.
Prendono forma i nove tasselli di questo mosaico letteral-musicale, nove storie travolgenti, racconti di vita passata, dello stesso Collini o di altri, che rappresentano il pane quotidiano della testualità “colliniana”, e nei quali, quasi sempre, vengono proiettati sullo sfondo chiari riferimenti politici, il tutto ben amalgamato al castello sonoro messo in piedi da un magistrale Reverberi, a suo agio nel districarsi tra gli strumenti impiegati.
Il disco inizia scandito da tonalità cupe con il brano, Io non c’è la faccio, la prima dedica al mondo della letteratura da parte di Collini che, accompagnato da una chitarra/ telescrivente, recita ad arte, l’inizio di Bassotuba non c’è di Paolo Nori. Nel corso del disco, Collini pesca ancora dal cilindro della letteratura moderna italiana cimentandosi con il racconto Babbo Natale, contenuto in Mali minori di Simone Lenzi (Virginiana Miller, ndr), dove a catalizzare la scena è la scoperta dell’identità di Babbo Natale da parte di un bambino per mano del padre in un luogo impensabile come la sede di un Partito Comunista, e concludendo l’album con Ti aspetto tratto da Stanza 411 di Simona Vinci.
Nella Title – track, il primo singolo, è l’ossatura melodica messa in piedi da Reverberi a rendere quella struggente storia una delle più avvincenti del disco, dove la chitarra tesse e colora la sublime trama musicale, dando inizio ad un viaggio sull’infanzia che prosegue con il racconto Babbo Natale, ma subito interrotto dal tiratissimo e politicizzato brano, Sendero luminoso, dove il manifesto politico, scritto a quattro mani nel 1986 dallo stesso Collini e Arturo Bertoldi, viene scandito dal continuo percuotere di cassa e rullante, e dal successivo ingresso d’armonie elettriche e distorte ad enfatizzare una forza espressiva ineccepibile.
Tuttavia, Collini ci racconta altre storie interessanti, come quella sentimental – politica di Vera (unico brano non inedito, ndr), quella drammatica di Bagliore, quell’eretica del medico Basilio Albrisio nella Nuova Betlemme, e quella fotoromanzata di Banca locale con citazione finale degregoriana: “La storia siamo noi, ‘quasi’ nessuno si senta escluso”.
Un disco di una bellezza disarmante, dove l’unione di due personalità così contrapposte ma capaci di fondersi tra loro, fa di questo progetto uno dei migliori progetti che ci fa piacere ascoltare e ri-ascoltare senza stancarsi mai.
Alfonso Fanizza