Sharon Van Etten and The Attachment Theory<small></small>
Rock Internazionale • Songwriting

Sharon Van Etten and The Attachment Theory Sharon Van Etten and The Attachment Theory

2025 - Jagjaguwar

17/02/2025 di Laura Bianchi

#Sharon Van Etten and The Attachment Theory#Rock Internazionale#Songwriting

Eccola di nuovo, Sharon Van Etten, l'inquieta e poliedrica cantautrice del New Jersey, che, a quasi quarantaquattro anni, e a tre di distanza dall'ultimo album, si regala una nuova immagine, un moniker importante e significativo, e di conseguenza un disco a progetto, che coinvolge fin dal titolo altri tre musicisti, due dei quali, Jorge Balbi a batteria e percussioni, e Devra Hoff al basso, erano presenti nel suo disco del 2022, di cui ho scritto qui, oltre alle tastiere e ai background vocals di Teeny Lieberson. Infatti Sharon Van Etten and The Attachment Theory rappresenta contemporaneamente il titolo del lavoro e i musicisti che lo fanno vivere, guidati anche dalla produzione di un'italiana, ormai entrata nel Gotha della musica internazionale, Marta Salogni (Bjork, Bon Iver, Depeche Mode, Mica Levi), esperta nel trasformare le idee in suono potente, tra synth ed elettronica varia, senza trascurare gli elementi analogici.
Un ensemble di grande ricchezza armonica, al servizio non solo della passione di Van Etten per il rock elettro- gotico degli anni Ottanta, che trova una sponda anche in Salogni e in Lieberson, grande Devota (ossia, fan dei Depeche Mode), ma anche del suo inesausto desiderio di sperimentazione, improvvisazione e ricerca. Il disco, e il conseguente titolo, nascono infatti da un'intuizione formatasi nella cantautrice durante le prove del tour, quando chiese ai tre musicisti di improvvisare con lei, in una jam di un'ora; lo sviluppo successivo è debitore di un profondo ripensamento sul ruolo della cantante, che diventa così front woman di una band, sottolineando il proprio intimo legame con il gruppo.
 
Lo psicanalista John Bowlby è l'autore della Attachment Theory che sostiene l'importanza del legame iniziale con la madre per lo sviluppo psico-fisico del futuro adulto, e il riferimento sottolinea il rapporto quasi ancestrale che Van Etten ha non solo con la propria musica, ma anche con chi collabora con lei a crearla, come se ogni disco fosse un neonato bisognoso di attenzioni e cure da parte di chi l'ha generato. E ne abbiamo riprova in ogni traccia del lavoro, dall'iniziale, cinematica Live Forever, densa di echi elettronici, alla successiva, depechiana Afterlife, in cui la profonda voce di Dave Gahan viene sostituita da quella eterea ed emozionata della cantautrice, che esprime versi molto simili a una confessione: "Someone inside me saved me / Made me see the light / Someone had to make it feel alright", mentre prevalgono una drum machine e arpeggi di synth in stile anni '80, fino a Indio, dal piglio alla Strokes, o alla hit da live Southern Life (What It Must Be Like), ispirata ai Cure di Desintegration o ai Radiohead.
 
Non si pensi comunque che Van Etten voglia presentare unicamente un omaggio a quegli anni tanto importanti per lei, e si riduca a puro ritmo e sonorità; in Idiot Box trasforma la canzone in una sorta di inno millenaristico, nell'osservare gli smombies, i tossici da smartphone, che fissano i loro schermi illudendosi di vivere un'esistenza reale, oppure, in Trouble, sostenuta da una linea di basso semplice e perfetta, scende nel profondo della relazione sentimentale, che spesso nasconde silenzi, sacrifici e sofferenza.
Ultima menzione d'onore va alla fedeltà acustica di registrazione: un disco che finalmente si sente bene, non solo su disco, ma anche in streaming, segno del rispetto e dell'attenzione dell'intero team per il progetto, che molto probabilmente conquisterà pubblico e critica. 
 

Track List

  • Live Forever
  • Afterlife
  • Idiot Box
  • Trouble
  • Indio
  • I Can`t Imagine (Why You Feel This Way)
  • Somethin` Ain`t Right
  • Southern Life (What It Must Be Like)
  • Fading Beauty
  • I Want You Here