Sebastiano De Gennaro Hippos Epos
2011 - Trovarobato
Classe 1979, Sebastiano de Gennaro si diploma in percussioni al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano e successivamente approfondisce la pratica delle percussioni ad Amsterdam, coi percussionisti del Royal Concertgebouw. In realtà, appassionatosi alle percussioni all’età di dieci anni, sin da adolescente presta le proprie braccia a una teoria di gruppi hard rock, progressive, punk.
Questa sua ‘doppia anima’ gli consente tutt’ora di lavorare a fianco di Edda, Le Luci della Centrale Elettrica, Pacifico, Der Maurer e il polistrumentista Enrico Gabrielli, col quale ha realizzato il suo ultimo progetto Hippos Epos ,uscito per Trovarobato Parade in questo primo scorcio d’anno.
Diverse, a un primo approccio, le anime che vi convivono. Chi ha una conoscenza ‘alternativa’, anche se ‘illuminata’, della musica colta, riconoscerà alcuni dei propri punti di riferimento, dai Residents – in uno dei loro ‘spurii’ più credibili - dell’iniziale Donald Fauntleroy Duck per tamburo, elettronica, sax distorto e clarinetto basso - le parti per questi strumenti sono state scritte da Gabrielli, a Wendy Carlos nella rilettura per strumenti-giocattolo del barocco secondo Concerto Brandeburghese di Bach.
Ma questi sono riferimenti di massima, utili oggi, anno 2012, per tornare ad una idea ‘non (solo) accademica’ di cosa può essere ‘contemporaneo’. Cathy Berberian soleva ricordare al pubblico, in concerto, che la musica è e deve essere uno ‘scherzo’ - in italiano, riallacciandosi alla forma musicale praticata da Haydn in poi persino nei concerti di Beethoven, e quindi paiono alle fine logici i trattamenti delle Kindersinfonie - componimenti attribuiti a Haydn stesso o a Leopold Mozart, che già nella forma originale prevedeva una esecuzione con ‘objects trouvée’ (giocattoli).
In questo senso, l’attitudine ‘punk’, come forse la definirebbe lo stesso De Gennaro, non è altro che un modo per essere fedeli all’essenza della storia della musica stessa, al di là di ogni tipo di lettura ingessata o ‘impostata’. Ce lo ricordano non solo un’altra rilettura, ovvero Music for Pieces of Wood di Steve Reich, ma anche le altre due composizioni originali, Electric Ponei 1X per elettronica, tamburo e xilofono immaginato come musica per un cavallo a dondolo elettrico – da cavalcare con tanto di casco virtuale – tra vecchie fantasie futuriste e ispirazione – perché no? – rivolta a Raymond Scott, e Musica per Aristofane per multipercussione e elettronica, ispirato alla favola degli androgini del platonico Simposio.
Musica che rivela una forte visione creativa unita a una attitudine che, lontana dalle seriosità che inflazionano spesso i mondi musicali a cavallo dei quali il progetto si colloca, rischia, tra tante virgolette, di restituirle invece uno dei suoi sensi più profondi, condiviso da tutti i nomi, pur di diversa provenienza, che trovate citati in questa sede. Sarebbe molto interessante verificare dal vivo, dato che il tour di De Gennaro con Gabrielli a partire da fine marzo si snoda in tutta Italia, attraverso circoli Arci, locali alternativi e spazi più propriamente istituzionali, di quali anime potrebbe vivere. Anche perché certe espressioni, nel loro essere ‘altre’, getterebbero una nuova luce su tanti piccoli particolari del passato e vivificherebbero nuovi, più motivati, interessi di ricerca.