Lullaby and…The Ceaseless Roar<small></small>
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Robert Plant Lullaby and…The Ceaseless Roar

2014 - Rhino Warner

07/09/2014 di Roberto Contini

#Robert Plant#World#Folk

Il vecchio leone ruggisce ancora! A distanza di 4 anni dall’ultimo lavoro con la Band of Joy, Robert Plant esce con un nuovo album, inciso con una nuova band The Sensational Shape Shifters derivanti da una costola dei precedenti Strange Sensation con cui aveva inciso Mighty Rearranger nel 2005.

Tutta la  band ha contribuito non poco al raggiungimento del sound e delle atmosfere di Lullaby and…The Ceaseless Roar, sia in fase di esecuzione, che in quella di stesura dei brani: Justin Adams – guitars,  Liam "Skin" Tyson – banjo, guitar,  John Baggott – keyboards,  Juldeh Camara – ritt violin, kogolo lute, Billy Fuller – bass, Dave Smith – drums.  

Lullaby and…The Ceaseless Roarrisulterà ostico a chi si aspettasse di cogliere tracce del sound che ha fatto grandi i Led Zeppelin,  in questo caso, come già aveva fatto in passato, Plant attinge alle sonorità del ‘desert rock’ africano, con strumentazioni tribali come il ritt, violino ad una sola corda, qui magistralmente suonato da Juldeh Camara.  Robert Plant, musicalmente parlando è ‘anni luce’ lontano dall’esperienza dei Led Zeppelin, ma, nostalgici a parte, molti apprezzeranno questo lavoro sia per la qualità delle canzoni, sia per il notevole sforzo di creare sonorità nuove, che si inseriscano nella tradizione del rock innovandolo.

A contribuire nel dare alle composizioni, quasi tutte formate dai componenti della band un sound jazz-blues africano contribuiscono in particolare il batterista Dave Smith e il polistrumentista Juldeh Camara proveniente dal Gambia, virtuoso del ritt e di una particolare tipo di liuto chiamato kogolo. Tra le canzoni spiccano  Rainbow con il suo riff ipnotico, l’intimista Turn It Up in cui Robert Plant descrive il suo stato d’animo nel sentirsi quasi ‘apolide’ sul suolo statunitense, la Byrdsiana e accattivante  Somebody There, la ballata Stolen Kiss, frutto della penna del pianista John Baggott e House of Love, in cui emergono le radici jazzistiche del batterista Dave Smith e l’ottima performance vocale di Robert Plant. 

 

 

Track List

  • Little Maggie
  • Rainbow
  • Pocketful of Golden
  • Embrace Another Fall
  • Turn It Up
  • A Stolen Kiss
  • Somebody There
  • Poor Howard
  • House of Love
  • Up on the Hollow Hill (Understanding Arthur)
  • Arbaden (Maggie`s Babby)

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