Robert Plant è sicuramente l’ex Led Zeppelin che è maturato di più dallo scioglimento della storica formazione. Più volte ha saputo convincerci che non avrebbe timbrato il cartellino con il repertorio, dimostrandosi un grande artista nell’evitare di ricalcarsi, spaziando nei generi e percorrendo altre strade meno scontate e più ricercate, almeno in questo ultimo decennio. Sto parlando soprattutto di ´Dreamland´ (2002), ´Mighty Rearranger´ e ´Raisin Sand´ (2007) e di questo nuovo incantevole album, ´Band of Joy´, tra l’altro, rievocatore di passati pre-Led Zep, in quanto band in cui Robert e l’amico Bonham fecero esperienza prima di diventare due divinità del rock. Quest’ultima opera è forse la prova più completa di Mr. Plant, nella quale è stato capace di coniugare le sue radici con tutta l’anima della musica americana, espressa in folk e blues di qualità, rispolverate gospel, rivisitazioni di brani classici tradizionali e una strizzata d’occhio alla musica moderna, con l’omaggio ai Low, da lui molto apprezzati. Eccelso nel riadattamento, Plant, si avvale di ottimi musicisti come Buddy Miller e Darrell Scott e, insieme, ripropongono una ´Angel Dance´ (Los Lobos) da brivido, profumandola di atmosfere etniche e sognanti. Fanno di ´Central Two-O-Nine´ un blues molto intenso e riprendono miracolosamente il gospel con ´Satan, Your Kingdom Must Come Down´ facendoci fare un meraviglioso salto indietro di almeno ottant’anni. Plant, inoltre, non dimentica i ritmi che un disco deve avere per divertire oltre che impegnare l’ascoltatore, e la frizzante ´You Can’t Buy My Love´, con il supporto dalla splendida Patty Griffin (che ritroveremo in molti altri momenti dell’album), ne è la conferma. Questi sono solo alcuni esempi della magia di questo album, ben riuscito grazie a una selezione di brani molto curati, musicisti eccezionali e una produzione divina, ancora una volta sotto la supervisione di T-Bone Burnett. Robert Plant è riuscito a trasformare la sua voce a seconda delle sue esigenze artistiche e del conto chiesto dal tempo. Ha abbandonato i falsetti, gli urletti e le pose per confermarsi ogni volta pronto per una nuova avventura (e a sessantaquattro anni, non sono in molti a mantenere questo spirito). Oggi, è ancora in grado di stupire con professionalità, carisma e stile e ´Band of Joy´ gliene dà assolutamente atto.