Riccardo Tesi A Sud Di Bella Ciao
2021 - Visage
Il gruppo che viene coinvolto ha nomi da vertigine, per gli appassionati del genere: Caterina Bueno, Giovanna Marini, il Gruppo Padano di Piàdena, Michele Straniero, Gaspare De Lama e tanti altri, musicisti ed etnomusicologi. Ma lo spettacolo, proposto a un pubblico non abituato a un'invasione di campo autenticamente popolare e pauperistica, suscita un'immediata reazione, una sorta di scandalo artistico. La provocazione è riuscita; da allora lo scenario della musica folk non sarà più lo stesso, e, anzi, da allora l'attenzione, l'ascolto, gli studi attorno ai canti tradizionali e popolari dei popoli del mondo cresceranno costantemente, acquisendo una connotazione di impegno civile, variamente declinato, in funzione del periodo storico che attraverseranno.
1966: uno spettacolo, coordinato da Dario Fo, e un disco, dal titolo Ci ragiono e canto, accolgono i canti popolari del Sud, trascurati dal primo progetto, pur mantenendo la struttura musicale iniziale, essenziale, minimalista, canto e chitarra, nell'autentico spirito filologico che anima i ricercatori del gruppo, in cui danno il proprio contributo intellettuali come Eco, Berio o Fortini.
2014: cinquant'anni dopo, Franco Fabbri a Milano decide di rievocare quell'evento, e quell'epoca, organizzando una giornata di studi sul canto popolare e uno spettacolo, la cui ideazione è affidata a Riccardo Tesi, maestro indiscusso dell'organetto diatonico, che chiama attorno a sé il meglio del folk attuale, Elena Ledda, Lucilla Galeazzi, Ginevra Di Marco con il suo chitarrista Andrea Salvadori, Gigi Biolcati, percussionista di Banditaliana, e Alessio Lega. Come cinquant'anni prima, dallo spettacolo nasce anche un disco, che si intitola proprio Bella ciao, e che, pur mantenendo intatta la forza espressiva (e l'attualità...) dei canti proposti, si arricchisce di sonorità contemporanee, grazie anche alle esperienze dei suoi interpreti, che vanno dal punk al jazz, dalla canzone d'autore al rock.
2021: il successo del disco e del relativo spettacolo, proposto con grandissimo seguito anche all'estero, nei più prestigiosi Festival e teatri, dalla Macedonia alla Spagna, dall'Austria alla Francia, spinge Tesi a ricomporre il gruppo, concentrandosi su canti del Sud, per impedire che scompaiano dalla memoria collettiva, in un'operazione diretta non solo e non tanto a chi ha già vissuto le epoche prima descritte, ma soprattutto alle giovani generazioni. Nasce A Sud di Bella ciao, immersione totale nella storia, e nel clima di estrema povertà, di indefessa vitalità, di autentica resistenza, del popolo del Sud Italia, evocata da artisti di spessore, quali Elena Ledda (voce), Lucilla Galeazzi (voce), Alessio Lega (voce, chitarra), Nando Citarella (voce, tamburello, chitarra battente), Maurizio Geri (voce, chitarra), Gigi Biolcati (percussioni, voce), Claudio Carboni (sax).
Da esperto maestro concertatore, Tesi non cede mai alla tentazione del facile folklorismo, che spesso sa di operazione plastificata e commerciale, ma infonde la propria decennale esperienza e la propria vibratile sensibilità al servizio di canti che non hanno perso nulla della loro originale forza evocativa ed espressiva, avvalendosi di compagni di avventura altrettanto validi, ed estendendo l'indagine anche in senso linguistico, come ad esempio nell'avvincente Des De Mallorca A L'Alguer, un’antica ballata cantata da Maria Carta (Boghe ‘e riu), che, adattata in catalano dal poeta Albert Garcia Hernàndez, è diventata un inno alla fratellanza fra tutti i paesi catalani, tra cui Alghero, e sublimamente cantata da Ledda e Galeazzi.
Si diceva di autentico spirito folk, che rifugge ad esempio dal facile tarantismo: la suite Pizzicargia, a cui ha collaborato il fuoriclasse Daniele Durante, recentemente scomparso, è un eccellente esempio di come il gruppo si sia impegnato nel ricostruire i profondi legami fra pizzica e argia (la taranta sarda), ma anche sia riuscito nell'intento di coordinare un impasto vocale ricchissimo di echi, in cui ciascuna voce trova la propria intima ragione di essere, forte anche di una complicità nata dalla vita comune sui palchi. Ma anche il grande classico Lu rusciu de lu mare viene sottratto alla superficiale orecchiabilità, e si riappropria di tutta la forza struggente, grazie all'intreccio vocale di Di Marco e Lega, che qui recupera le sue origini salentine.
Tutto il mondo folk del Sud è rappresentato, con perizia filologica e passione interpretativa, da Rosa Balistreri a Matteo Salvatore, ai canti tradizionali sardi, fino a una versione corale di Bella ciao (con le voci di Peppe Voltarelli, Moni Ovadia e Mario Incudine, la chitarra battente di Francesco Loccisano, il mandoloncello di Mauro Palmas, lo tzouras di Andrea Salvadori, lo scacciapensieri e le percussioni di Andrea Piccioni, la ciaramella di Christian Di Fiore, il violino di Mauro Durante), e dimostra la perenne vitalità di un genere, il cui ascolto andrebbe proposto nelle scuole. A tale proposito, una richiesta: la reperibilità, anche online, di un file con i testi, e le traduzioni, in modo che si possa apprezzare l'energia sempreverde di canti senza tempo.
Un'ultima richiesta: intensificare, ora che si può, i live; perché,ne siamo certi, un gruppo tanto affiatato e valido trova la propria dimensione ideale nell'atmosfera di festa popolare che solo un concerto sa creare appieno, e che il disco anticipa egregiamente.