Renato Franchi & Orchestrina Del Suonatore Jones Le stagioni di Anna Frank
2014 - Latlantide
#Renato Franchi & Orchestrina Del Suonatore Jones#Italiana#Canzone d`autore
Si parte con la title-track (bellissima e apodittica, dello stesso Franchi, che firma anche La gente di Legnano) si chiude con Cercando un altro Egitto, incubo numero zero del primissimo De Gregori, assediata da ufficiali uncinati, “gelaterie di lampone che fumano lente”, bambini che giocano/volano quasi sicuramente nel vento, così come i bambini gucciniani di Aushwitz, seconda stazione di questo itinerario nella memoria dolente, excursus omeopatico per ricordarsi di ricordare. E del resto il concept-album (questo concept-album) ha di suo una matrice sociale: discende cioè da un viaggio di sentore iniziatico (all’abisso), quello intrapreso da Renato Franchi & band (gennaio 2011) nei gironi infermali dei campi di sterminio di Aushwitz e Birkenau, culminato con il live di Cracovia davanti a studenti ed insegnanti. Quando musica & parole diventano cose serie e giovano, a volte molto più che i sussidiari di scuola.
Che ci crediate o no, resta il fatto che Le stagioni di Anna Frank è un album di cui, davvero, non si butta via niente: 13 riletture musicali come capitoli di un’antologia d’autore, uno più incisivo dell’altro: dalla struggente Sei minuti all’alba (Jannacci) alla roboante Varsavia (Bertoli), dalla tenchiana Li vidi tornare (Ciao amore ciao in stesura originale) alla resistenziale La pianura dei 7 fratelli (Gang). Passando e ri-passando con medesima convinzione per Massimo Bubola e Primo Levi (Se questo è un uomo), Boris Vian (Il disertore), Max Manfredi (Futuro bella sposa) e persino dalla morandiana (si fa per dire) C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones.
In ultima analisi, il disco è denso, impegnato fino al midollo, struggente e ribellista al contempo, con diverse partecipazioni straordinarie spese fra musica e interpretazione sulla base del rock-folk e delle affinità elettive (una per tutte, quella di Alberto Bertoli che duetta in Varsavia). Un cd stratificato, il cui senso ultimo è racchiuso forse nella frase-dedica del book-let: “per i bimbi volati nel vento, passati dalle gelaterie di lamponi che fumano lente, per le stagioni interrotte di Anna Frank, per i figli delle nostre città saliti sui treni che non sono più tornati…per non dimenticare mai”. Album-capolavoro? Necessario, piuttosto.