Ray LaMontagne Monovision
2020 - Vidol
Ray LaMontagne schiaccia il tasto play per disegnare nuovi orizzonti, perché lui ha tanta polvere e infinite strade sotto le scarpe. Sembra ieri ma dall'esordio luminoso con Trouble del 2004 sono già trascorsi la bellezza di sedici anni. Nel frattempo il ragazzo è cresciuto e l'uomo di oggi non ha bisogno di mappe o navigatori GPS per ritrovare percorsi già tracciati nella sua storia di songwriter. Dopo le ultime prove meno convincenti, il recente Monovision ce lo riconsegna al meglio per quanto concerne l'ispirazione e conseguentemente la scrittura. Ha fatto tutto da solo il buon Ray, si è chiuso tra dicembre e febbraio nella sua The Big Room in Massachusetts e ha tirato fuori un disco semplice, asciutto, spontaneo, lungo il giusto, curato in tutti i dettagli e suonato con il cuore. E con una copertina che da sola vale il prezzo del biglietto.
Roll Me Mama, Roll Me e I Was Born To Love You profumano di southern soul e gospel, ma anche di California e Brother Jackson, mentre Strong Enough strappa via chitarra e voce a John Fogerty per lanciarsi in corsa lungo uno swamp blues ritmato e coinvolgente. La voce roca e abrasiva di Ray marchia in maniera indelebile un episodio che resta però isolato nell'insieme di un disco in cui prevalgono toni agresti e soffusi, con ritmi sospesi a fissare immagini ed emozioni. Summer Clouds e We'll Make It Through rallentano nuovamente i giri del motore, a tratti ci si ferma sul ciglio della strada per abbracciare la Bellezza di un mondo sonoro che viaggia fianco a fianco con Crosby, Stills & Nash e il Neil Young di Harvest.
Il tempo di passare alla side B ed ecco lo spirito guida di Van Morrison fare capolino in Misty Morning Rain, ballad splendida e luminosa con un giro ritmico che ti abbraccia lentamente e non ti molla più, quasi fosse un outtakes di Moondance. A questo punto Ray decide che la parte finale del viaggio è solo sua, come lo spirito di tutto l'album impone, un percorso di introspezione per ritrovarsi e ripartire, un po' come ci hanno insegnato questi mesi di forzato isolamento. Rocky Mountain Healin' e Weeping Willows si inerpicano su vette folk country oriented, un'armonica sottile e il cielo ad un palmo di mano. Si siede ad ascoltare il silenzio, poi apre uno spiraglio di luce e lascia entrare Morning Comes Wearing Diamonds che lo accompagna dolcemente verso il finale con Highway To The Sun. È la canzone che chiude, il momento di lasciar fluire definitivamente il dolore attraverso un'elegia che celebra l'assenza e il distacco. "There's no comfort in these tears that I cry/Wish I could find just one person tell me why/I just want to wake up underneath that open sky/Just want to feel something real before I die", un quadro angosciante da cui trapela a stento un barlume di speranza.
Rinascere ha un prezzo da pagare che si chiama dolore. Ray LaMontagne è qui e lo sa.