Pulin And The Little Mice Friends Of Mice
2023 - Autoprodotto
Nel 2014 pubblicano il loro primo album Hard Times Come Again No More, poi con alcune variazioni nell'assetto della band si arriva ai giorni nostri.
Oggi Pulin And The Little Mice sono un quintetto con Matteo Pulin Profetto (voce, armonica, ukelele), Giorgio The Captain Profetto (voce, chitarra acustica, bouzouki, whistles, marranzano, ukelele, mandolino), Antonio Tato Capelli (violino, mandolino, banjo, clawhammer), Marco Figeu Crea (voce, chitarra acustica, organetto, xaphoon), Marcello Scotto (bodhran, washboard, percussioni).
Nella musica e nei testi dei Pulin And The Little Mice e dei brani da loro interpretati, i vari pezzi traditional di un tempo che fu, ma ancora attuali ai nostri giorni, si trovano storielle, i trucchi per sopravvivere, le sfide quotidiane per tirare avanti giorno dopo giorno, il sudore dei lavoratori, le storie difficili di donne e uomini, i tradimenti, le filastrocche, i blues, le Giga (Jig) ovvero le danze, balli e suoni con numerose varianti associate all'Irlanda e alla Scozia. Una musica sempre alla ricerca delle proprie radici legata indissolubilmente alla gente e alle sue storie.
Nove anni dopo l'esordio discografico, di cui l'indimenticabile Luciano Re scrisse qui, eccoci con il loro nuovo disco Friends Of Mice, disponibile in formato fisico e su tutte le piattaforme digitali. Un atto di amore nei confronti della musica popolare e della sua tradizione capace di viaggiare attraverso i secoli e i continenti. Il risultato è un netto segnale di maturazione dove possiamo rivivere le meraviglie dei suoni acustici
della tradizione americana ed europea. 14 tracce in cui si passa con disinvoltura dal blues al ragtime e alla old-time music, dalle ariose gighe ed incalzanti reels irlandesi al folk ruspante e alle sea shanties (le canzoni cantate dai marinai). Friends of Mice è una sorta di lungo racconto e un bellissimo viaggio tra i suoni delle tradizioni dell'Irlanda, che poi se ne sono andati nella Nuova America per lasciare oltre oceano un'importante traccia in quella che verrà considerata la musica tradizionale a noi tramandata e la cosiddetta Popular Music statunitense.
Il gruppo è assai abile nell'impasto perfetto delle voci e nella numerosa strumentazione acustica mai ridondante di chitarre, steel-guitar, banjo, mandolini, violini, clarinetti, ukelele, organetto, flauto traverso, armonica e percussioni varie.
Si inizia con Church Street Blues dal sapore irlandese con tanto di armonica in prima evidenza
accoppiata con Never Tired Of The Road. Per darvi meglio l'idea, in un solo pezzo, chiaramente in medley troviamo Love Will Ye Marry Me abbinata con The Cuckoo ' s Nest (una Morris Dance tune) incisa da Jennie Robertson di Aberdeen nel 1959 e poi da numerosi artisti come la Albion Band, Martin Carthy con Dave Swarbrick e Viper Mad (brano jazz, fox-trot) composto da Sidney Bechet e Rosseau Simmons (il testo celebra l'uso della marijuana) incisa nel 1924 con il titolo di Pleasure Mad dalla cantante e ballerina Blossom Seeley e nello stesso anno da Ethel Waters ed anche da Maureen Englin con l'accompagnamento di Sidney Bechet al sax soprano.
Viola Lee Blues scritta da Noah Lewis è stata incisa la prima volta dalla Gus Cannon ' s Jug band il 20 settembre del 1928 con Noah Lewis all'armonica e di cui ricordiamo in tempi più recenti (primi anni '60) le incisioni dei Mother McCree's Uptown Jug Champions (con Jerry Garcia e Bob Weir pre-Grateful Dead) e dagli stessi Grateful Dead nel 1966 (dal vivo), su singolo e nel loro primo album nel 1967. Viola Lee Blues (brano tradizionale statunitense) si associa e si sposa meravigliosamente bene qui nell'album con (Paddy) Paidin O' Rafferty's (una jig irlandese) e Old Hag You Have Killed Me (musica celtica) un traditional inciso dal gruppo irlandese The Bothy Band nel 1976.
La riuscita di questo prezioso album è arricchita da ben 28 ospiti (non si può nominarli tutti) con la presenza di Max De Bernardi (chitarra e voce) in due brani e Veronica Sbergia (voce, washboard) negli stessi due pezzi e voce solista in Love Will Ye Marry Me.
Claudio Massola (clarinetto e clarinetto basso) in Careless Love / Out On The Ocean / The Blarney Pilgrin così come Eliana Zunino alla voce solista in due brani Hammer Ring /John Of Badenyon/ The Gravel Walks e Come On Up To The House / Anniversary Reel. Luca Bartolini è chitarra e voce in 4 canzoni (medley) e ancora Martino Coppo al mandolino in Come On Up To The House / Anniversary Reel. Angelo Leadbelly Rossi suona la chitarra elettrica e alla voce in due brani così come Fabio Bommarito all'armonica in Oh Girl e Stefano Ravera alla batteria nella conclusiva Pick A Bale Of Cotton / Rocky Road To Dublin.
Piace molto la versione di Hammer Ring, una worksong in chiave gospel qui con i violini che spiccano e brillano di luce propria. Hammer Ring è stata raccolta da John A. e Alan Lomax (etnomusicologo, antropologo e produttore discografico statunitense). I viaggi di studio di quest'ultimo lo portarono a raccogliere materiali sonori in quasi tutto il mondo e nelle incisioni di Big Brazos (Texas Prison Recordings del 1933 e 1934).
Altra delizia è Going Back Tto Arkansas per chitarra slide e banjo, un motivo di Big Bill Broonzy del 1935 dove dopo la guerra Broonzy oramai 42 enne rientra nella suo natio stato dell'Arkansas.
Pick a Bale of Cotton è una worksong (canti popolari cantati dagli schiavi neri, questa in particolare nel periodo della Guerra di Secessione Americana) cantata dagli antichi schiavi del sud degli Stati Uniti che lavoravano nelle piantagioni. La prima incisione fu del texano James Iron Head Baker nel 1933, da Mose Clear Rock Platt nel 1939 e in seguito popolarizzata da Lead Belly (Huddie William Ledbetter) nel 1962 e incisa tra gli altri da Harry Belafonte nel 1955, Sonny Terry e Brownie McGee, Johnny Cash (1962), the Quarrymen (pre-Beatles) e da Lonnie Donegan.
Un disco in prevalenza con atmosfere/danze, suoni e canti tradizionali irlandesi. Un album e piccolo gioiello ben studiato (nel repertorio,) ben amalgamato, ben suonato e ben cantato.