Pieta Brown Mercury
2011 - Red House Records / IRD
Pieta racconta di aver sognato un piccolo fienile, nella campagna tra Memphis e Nashville, straordinariamente simile allo studio di una sola stanza dove poi ha registrato, in soli tre giorni e in presa diretta, questo Mercury. Nei 13 brani l'atmosfera contemplativa e poetica si alterna a un mood più arido e bluesy, anche se non mancano divagazioni rilassate, che confermano le potenzialità ad ampio spettro della nostra. Così è impossibile non farsi conquistare dall'iniziale Be With You, allegra ballata country, dalla scintillante title-track, potenziale singolo a un passo dal mainstream, e da I'm Gone, funky e sbarazzina.
How Much of My Love è invece un capolavoro di languida malinconia, sussurrato confidenzialmente e sostenuto da un intreccio di chitarre con lo stesso mood. I Don't Mind, più folkie, ha la medesima delicatezza straniante. C'è poi la faccia blues-oriented: Butterfly Blues (manco a dirlo) si muove dalle cadenze della musica del diavolo verso territori country-western, corredata da un assolo ad hoc, mentre Night All Day ha un andamento più canonico, cullato dalle torbide risonanze della chitarra. Pieta non ha una voce blues, ma la sua interpretazione, straniante e opaca, aggiunge fascino ed originalità. E siamo quasi al finale quando torna Mark Knopfler, straordinario special guest e lead guitar, con il suo timbro inconfondibile, su So Many Miles, l'episodio più energico e rock.
Verrebbe voglia di ascoltare Pieta Brown muoversi ancora su territori simili, magari per un intero disco e con una produzione più “importante”. Di carte da giocare ne ha ancora tante, sulla strada di un auspicabile e meritato successo non solo di nicchia. Per ora c'è questo Mercury, vulnerabile e prezioso come l'omonimo elemento, caldamente consigliato per tranquilli tardo-pomeriggi invernali.