Pete Seeger Seeds: the songs of pete seeger vol. 3
2003 - APPLESEED RECORDS
Per Pete Seeger, invece, la Appleseed sta da tempo portando avanti un progetto di semina, arrivato a conclusione appunto con questo “Seeds”, i cui frutti saranno da raccogliere nel tempo, soprattutto dalle generazioni future: tre album doppi in cui lo storico folksinger esegue canzoni vecchi e nuove, in compagnia di colleghi più o meno noti.
“Seeds” è composto da un primo cd con brani indediti o composti di recente e da un secondo in cui l’interpretazione viene affidata ad altri artisti dell’ambito folk. Seeger suona con Tao Rodriguez e Arlo Guthrie e presta le sue canzoni tra gli altri a Nathalie Marchant e Tom Paxton, per quello che non è solo un tributo: l’operazione investe la sua opera e il genere in sé, stimolando quel senso di partecipazione che è prerogativa del folk.
Da sempre Seeger compone e suona prendendo spunto da altri autori o interpretandone interi brani: questo folk process è un azione da cui la musica non può prescindere per via di quella trasmissione orale a cui è indissolubilmente legata. Così alcune canzoni vengono lasciate aperte con il chiaro invito e la speranza che nuovi versi vi vengano aggiunti; altre godono di un’interpretazione corale diretta verso la piazza e la strada; altre ancora sono impostate su un call and response, in cui Seeger spesso suggerisce il verso successivo, come un oratore o un predicatore verso il popolo.
La voce di Seeger ha percorso sessant’anni di storia americana, dal maccartismo ai giorni nostri, con la stessa autorevolezza e con una continuità che lo porta a comporre oggi contro la guerra all’Iraq o contro il regime governativo della famiglia Bush: per questo le sue canzoni sono cantate a benefits, a marce per la pace, contro la pena di morte, dalla gente comune come da Springsteen o da Dylan.
“Seeds” è colmo di piccole gemme come “Flowers of peace” cantata da Anne Hills o “Bring them home”, eseguita insieme a Billy Bragg, Ani Difranco e Steve Earle. Ma il peso della scrittura di Seeger si sente in “The dove”, scritta una volta iniziati i bombardamenti sull’Iraq, o “Estadio Chile” dedicata a Victor Jara, canzoni che prendono posizione con fermezza, che chiamano in causa senza declamare, senza arretrare mai.
Seeger è un autore storico che ricorderemo come Stephen Foster o Woody Guthrie: all’età di ottantaquattro anni ha il coraggio di proporre un folk-rap o una canzone africana in versione da villaggio, con la stessa umiltà di un pezzo registrato con l’aiuto di David Gilmour dei Pink Floyd.
L’invito a partecipare alle sue folk songs è rivolto a tutti, a ciascuno di noi.