Peppe Barra Cipria e caffe`
2022 - Marocco Music/Soundfly/Self
Insomma, Peppe Barra è esplosivo e caleidoscopico come Napoli, e sono perfettamente calzanti le parole di Renato Zero nelle note di copertina di Cipria e caffè:
“Una voce. una città. Voce mutabile, clandestina. Di rabbia e d’amore. Di pigrizia riflessiva, che scoraggia gli attacchi del tempo, e preserva dal grigiore dell'abitudine nel vivere passivamente. Peppe è la sveglia. Il richiamo. Lo stimolo. L’ altra verità. Diretto. Schietto. Verace. Un proiettile che va diritto al cuore ma non uccide: guarisce. Lui, l’artista e l’uomo, le due facce della stessa inquietudine e perseveranza. Il figlio d’arte, cresciuto a pane e saggezza da quella mirabile musa che fu Concetta. Peppe, eccolo. Capace di tornare bimbo quando vuole. A cavallo di quella purezza, pur di sconfiggere l’ipocrisia di un mondo stretto, corto e maldestro”.
Il titolo del disco riporta subito alle multiformi esperienze di vita dell’autore. La cipria ricorda i camerini dei teatri, il momento del trucco in cui si crea la maschera che l’attore indosserà quel giorno, e che ogni volta può cambiare. Il caffè è quel luogo che nella cultura italiana in genere (si pensi anche a Italo Svevo e a Trieste) è fucina di incontri e vita. E a Napoli in particolare.
Il suono è un naturale risultato di tutto ciò, alternando serietà da tragedia con momenti sbarazzini e ilari che quasi non ti aspetteresti come la conclusiva Papaveri e papere. Come se alla fine di tutto la cosa più importante sia raccogliere le forze, ridere andare avanti.
Perfetto contrappunto a tutto ciò è l’iniziale Procidana è invece solenne e maestosa come una tragedia greca. Sulla stessa linea si inserisce ad esempio Suricilli.
Molto interessanti, per quanto molto distanti tra di loro, le due voci chiamate a collaborare come featuring. La prima è La Niña, al secolo Carola Moccia, classe 1991, presente in ‘A citta’ d’e sante. Un brano che è una esplosione di calore mediterraneo, in cui Napoli si fonde con i suq. Un mondo festoso che ritroviamo anche in ‘O matrimonio d’o Guarracino. La seconda partecipazione è quella di Tosca, in Se ce stesse na parola, di Mario Tronco, storico collaboratore di Barra. Il pianoforte, assieme alla chitarra di Paolo Del Vecchio, crea una delicato telaio su cui si intessono le voci di Tosca e di Peppe Barra. La trama così ottenuta è appena smossa dai sintetizzatori di Mario Conte. La scelta di queste due cantanti mostra, soprattutto nel primo caso, come l’attore e cantante napoletano sappia guardare all’animo di chi ha davanti, senza differenze di età e presunzione legata all’anzianità.
Con fare da cabarettista provetto viene eseguita Ma l' amore no, in perfetto equilibrio tra il serio e il faceto.
Cipria e caffè contiene in sè le due maschere che simboleggiano il teatro, una triste e una allegra. Perchè così è la vita, non solo il teatro o la musica. Ma la verve di Peppe Barra nell'affrontarla la rende un viaggio meraviglioso.