Paolo Zangara Scusi, dov`e` il bar?
2024 - Snowdonia dischi
Ogni tanto, bisognerebbe ascoltare la voce di Paolo Zangara, bassista dalle molteplici esperienze, che, nel suo ultimo lavoro Scusi, dov' è il bar?, pubblicato da Snowdonia, mette in fila otto tracce notturne, nostalgiche, ma anche ironiche, da ascoltare con le luci attenuate, per fare risaltare meglio le sfumature musicali, orchestrate da arrangiamenti di gran classe e da una band di veri musicisti, di quelli che potremmo incontrare sul palco di uno di quei jazz club appena descritti. I nomi sono noti ai conoscitori del genere: Lory Muratti, che, oltre ad esserne il produttore, presta le sue chitarre in alcuni brani e ne cofirma uno, Roberto Talamona (pre-produzione e chitarra classica e flamenca), Pier Tarantino (batteria), Francesca Morandi (contrabbasso), Mauro Banfi (pianoforte), Mauro Brunini (tromba, flicorno), Tarcisio Olgiati (sax), Leila Rossi e Elisabetta Girola (cori), oltre, ovviamente, allo stesso Zangara, autore di tutte le canzoni.
L'autore ha molto vissuto, amato e sperimentato, e lo esprime nelle composizioni, dal rimpianto in Silenzi irrequieti, con una tromba che sembra fare eco ai ricordi espressi dalle parole, all'amore che resta, nonostante tutto, in Giorni e notti, all'energia che sfiora il be bop in Parole, dall'arrangiamento raffinato, in cui la voce sembra scomparire, per lasciare il posto a una lunga coda strumentale, momento altissimo di grande musica. Ma tutte le tracce, una dopo l'altra, ricostruiscono proprio quel profilo di un personaggio metà viveur, metà attore, pur disincantato, della propria vita; e alla memoria tornano protagonisti del mondo musicale italiano, lontani o vicini, da Fred Buscaglione a Sergio Caputo, per arrivare al Capossela dei primi dischi. Del resto, in Sono Quel Che Sono, lo stesso Zangara cita Tenco, Endrigo o Ciampi, ma sottolinea come, mentre rivolge una sorta di invettiva a una donna come le tante che " odiavano il jazz / Non si capisce il motivo", per dirla alla Conte, stia girando un disco di Chet Baker; a riprova che la linea cantautorale classica gli sta stretta, e che intende allargare lo sguardo alla vera ispirazione jazzistica, dando spazio ad assoli e interplay dei musicisti.
Speriamo che le prove live avvengano in un jazz club come si deve, con gli musicisti presenti nel lavoro; per restituire intatto, e anzi amplificato, il sottile piacere di un ascolto elegante e suggestivo.