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live report
Paolo Zangara Spazio Pontano 35 a Milano: luogo ideale per il live di Paolo Zangara e la sua band
Concerto del 14/02/2025
recensione dell'ultimo disco di Paolo Zangara, Scusi, dov'è il bar?, avevo concluso: "Speriamo che le prove live avvengano in un jazz club come si deve, con gli musicisti presenti nel lavoro; per restituire intatto, e anzi amplificato, il sottile piacere di un ascolto elegante e suggestivo."
Speranza esaudita stasera, nell'accogliente Spazio Pontano 35, associazione milanese che propone eventi di grande spessore (seguite qui la programmazione), tra cui il live del cantautore palermitano, nato a Varese, accompagnato per l'occasione da una band di cinque maestri, grandi jazzisti, tre dei quali compaiono anche nel suo disco. Il live set non presenta però solo i brani dell'album, ma costituisce una sorta di ricapitolazione delle esperienze poliedriche di Zangara nei suoi primi sessant'anni, trascorsi ad amare e fare musica di ogni genere, purché di qualità. Dopo l'iniziale Silenzi irrequieti, che apre il lavoro, arriva subito un'intensa interpretazione di Estate di Bruno Martino; e tutti capiscono la direzione che prenderà il concerto, che diviene un percorso nel meglio della canzone con sfumature jazz, tra rimpianti, ricordi, improvvise piccole gioie e altrettanto subitanee disillusioni, medicate dalla dolcezza della musicamedicina.
I fari che illuminano il cammino di Zangara sono riassunti nella lunga suite Sono quel che sono, che contiene non solo un piglio da free jazz, grazie alle sempre eccellenti improvvisazioni della band, ma anche citazioni da Piero Ciampi, Luigi Tenco, Chet Baker; gli stessi autori di cui vengono rivisitate alcune canzoni, rispettivamente L'amore è tutto qui, Tra tanta gente (musica di Morricone, testo di Salce...), I fall in love too easily. Ma l'atmosfera non può che evocare lo spirito del grande padre di tutti, Fred Buscaglione: ed ecco infatti Una sigaretta, perfetta sintesi, anche armonica, della serata, anticipata peraltro da un brano originale, Giorni e notti, racconto di un incontro amoroso denso di nostalgia. Cosa resta è il suggello di questa sfaccettatura del concerto: il celebre brano di Charles Trenet, Que reste t-il de nos amours Trenet, tradotto in italiano da Gesualdo Bufalino per Franco Battiato, permette alla band di arricchire la partitura con sfumature morbide, in cui i fiati prendono il giusto spazio.
Proprio alla band spetta il compito di cucire in un'unica intenzione i pezzi proposti, dal ritmo sincopato di Parole, alla fluidità compositiva di Dall'altra parte del mare, acuta riflessione sullo stridente contrasto tra i due versanti del Mediterraneo, al brano conclusivo, inedito e bellissimo, alla cui fine Zangara si fa da parte, per lasciare tutti i meritatissimi applausi al quintetto di pura eccellenza: l'eclettico Mauro Banfi (pianoforte), gli affiatatissimi Mauro Brunini (tromba, flicorno) e Tarcisio Olgiati (sax), il ritmo preciso donato dal morbido contrabbasso di Achille Giglio e dalla versatile batteria di Angelo Corvino. Una combo di tutto rispetto, che regala momenti solistici di pura estasi. Una serata indimenticabile, per dimenticare le brutture del mondo fuori. Da non perdere.
Concludendo la Speranza esaudita stasera, nell'accogliente Spazio Pontano 35, associazione milanese che propone eventi di grande spessore (seguite qui la programmazione), tra cui il live del cantautore palermitano, nato a Varese, accompagnato per l'occasione da una band di cinque maestri, grandi jazzisti, tre dei quali compaiono anche nel suo disco. Il live set non presenta però solo i brani dell'album, ma costituisce una sorta di ricapitolazione delle esperienze poliedriche di Zangara nei suoi primi sessant'anni, trascorsi ad amare e fare musica di ogni genere, purché di qualità. Dopo l'iniziale Silenzi irrequieti, che apre il lavoro, arriva subito un'intensa interpretazione di Estate di Bruno Martino; e tutti capiscono la direzione che prenderà il concerto, che diviene un percorso nel meglio della canzone con sfumature jazz, tra rimpianti, ricordi, improvvise piccole gioie e altrettanto subitanee disillusioni, medicate dalla dolcezza della musicamedicina.
I fari che illuminano il cammino di Zangara sono riassunti nella lunga suite Sono quel che sono, che contiene non solo un piglio da free jazz, grazie alle sempre eccellenti improvvisazioni della band, ma anche citazioni da Piero Ciampi, Luigi Tenco, Chet Baker; gli stessi autori di cui vengono rivisitate alcune canzoni, rispettivamente L'amore è tutto qui, Tra tanta gente (musica di Morricone, testo di Salce...), I fall in love too easily. Ma l'atmosfera non può che evocare lo spirito del grande padre di tutti, Fred Buscaglione: ed ecco infatti Una sigaretta, perfetta sintesi, anche armonica, della serata, anticipata peraltro da un brano originale, Giorni e notti, racconto di un incontro amoroso denso di nostalgia. Cosa resta è il suggello di questa sfaccettatura del concerto: il celebre brano di Charles Trenet, Que reste t-il de nos amours Trenet, tradotto in italiano da Gesualdo Bufalino per Franco Battiato, permette alla band di arricchire la partitura con sfumature morbide, in cui i fiati prendono il giusto spazio.
Proprio alla band spetta il compito di cucire in un'unica intenzione i pezzi proposti, dal ritmo sincopato di Parole, alla fluidità compositiva di Dall'altra parte del mare, acuta riflessione sullo stridente contrasto tra i due versanti del Mediterraneo, al brano conclusivo, inedito e bellissimo, alla cui fine Zangara si fa da parte, per lasciare tutti i meritatissimi applausi al quintetto di pura eccellenza: l'eclettico Mauro Banfi (pianoforte), gli affiatatissimi Mauro Brunini (tromba, flicorno) e Tarcisio Olgiati (sax), il ritmo preciso donato dal morbido contrabbasso di Achille Giglio e dalla versatile batteria di Angelo Corvino. Una combo di tutto rispetto, che regala momenti solistici di pura estasi. Una serata indimenticabile, per dimenticare le brutture del mondo fuori. Da non perdere.