OvO Cor Cordium
2011 - supernaturalcat
Stefania Pedretti e Bruno Dorella hanno realizzato sei album e svariate collaborazioni, prendendo un genere, scarnificandolo e poi cucendogli addosso una nuova veste. Non necessariamente in quest’ordine. Sta di fatto che questo loro ennesimo disco, dato alle stampe da Supernatural Cat, mostra cambiamenti importanti frutto di scelte ed esperienze accumulate, e del resto la recente collaborazione della Pedretti con Makoto Kawabata fa sembrare logica conseguenza l’utilizzo di overdubs e una maggiore consapevolezza dello studio di registrazione come strumento aggiunto.
Anche l’idea di realizzare un concept, dedicato a Percy Bhyss Shelley, rientra nella logica del gruppo. Non tutti ricordano come Shelley fosse molto più di un poeta romantico o gotico, ma un panteista (leggi: pan-umanista, pan-naturalista) con tendenze fortemente anarchiche. Cor Cordium, con le sue dieci tracce, è dunque un epitaffio all’autore di The Mask of the Anarchy e Prometheus Unbound. “Lo strumento più grande della buona morale è l´immaginazione”, scriveva il visionario poeta, trovando tra le corde di Ovo una naturale risonanza e prosecuzione.
Si parte con le geometrie chitarristiche e le solide decelerazioni e accelerazioni di Lungo computo, si attraversano i ritmi marziali di Nosferatu e l’oscura, bipolare nenia di Marie; Penumbra è cinetica progressione, Orcus si ricompatta attorno ai riff chitarristici, mentre Smelling death around ne è asciutta prosecuzione in odore di drone. Poi Catacombecatacombe è sabbathianamente rituale mentre ne La Bestia Stefania è Diamanda Galàs che si fa possedere (in senso sciamanico) dai Residents. The owls are not what they look like vira verso una pastorale ambient riletta assecondando le stimmate del caso, mentre In ogni caso nessun rimorso è la breve e tesa chiusura, che asciuga il discorso sulla sperimentazione e dimostra cosa è possibile costruire con elementi minimali all’interno di un alveo ben preciso. Ennesimo ottimo lavoro.