Orchestra Baobab Specialist in all styles
2002 - WORLD CIRCUIT
"Specialist in all styles" riallaccia il legame della musica senegalese con la tradizione cubana e, non a caso, è prodotto e diretto da Nick Gold, mente della World Circuit. Una volta detto che Gold è arrivato alla musica cubana, seguendo il percorso di questa orchestra senegalese, risulterà meno casuale anche il fatto che il suo disco di maggior successo (quel "Buena Vista Social Club", sviluppato con Ry Cooder e Wim Wenders) prenda nome dall´omonimo club isolano.
L´Orchestra Baobab difatti è a sua volta nata attorno ad un elegante night club di Dakar, luogo di incontro e di fermento per l´intellighenzia locale. Oltre ad animare le serate con una musica raffinata, l´Orchestra è diventata rappresentativa della cultura e della storia del paese: sbocciata sotto il governo del poeta Leopold Sedar Senghor e poi scioltasi negli anni ´80 a seguito della guerra e della chiusura del locale, il complesso ha registrato più di una ventina di dischi mettendo in atto una fusione della tradizione (Wolof) del nord del paese con i vari stili (Casamance) del sud.
La formazione è ad oggi quella originale, se non per l´ingresso del giovane Assane Mboup in sostituzione del cantante Laye Mboup, scomparso in un incidente, e per le collaborazioni in questo disco di Youssou Ndour e di Ibrahim Ferrer.
"Specialist in all styles" è titolo quantomai azzeccato, perché l´album mescola la tradizione locale con il son, con scorci di salsa, di pop e di reggae, diventando un tributo all´Africa intera e alla sua negritudine. La chitarra di Barthelemy Attisso è maestra e protagonista nel cucire i vari grooves con una solarità scintillante tanto negli intarsi quanto negli assoli.
A questa si aggiungono i fiati e soprattutto il lavoro delle voci, spesso in call and response, che riescono a trasformare in un canto colmo di vitalità anche un lamento funebre come "Dee Moo Woor". Il disco riprende anche un brano dal passato dell´Orchestra ("Ndongo y Daara") e un classico della tradizione cubana ("El son Te Llama"), trasfigurando tutto alla maniera di un ensemble jazz, con diverse parti melodiche e strumentali che si alternano all´interno della stessa composizione.
Indimenticabili sono "Hommage a Tonton" e l´iniziale "Bul Ma Miin", ripiena di stacchi, di percussioni e soprattutto di un suono di chitarra in bilico tra il "Buena Vista Social Club" e le colonne sonore di Tarantino. Ma è tutto il disco a rispolverare, a mettere in grande risalto la fertilità e le diramazioni della musica afro-cubana, un territorio vasto quanto quello del rock angloamericano e che, come questo, meriterebbe di essere approfondito e considerato.