Orchestra Baobab Tribute to Ndiouga Dieng
2017 - World Circuit Records / Nonesuch / IRD
#Orchestra Baobab#World#Etnica #Wolof Music #Afro- Cuban Jazz
Il nuovo album Tribute to Ndiouga Dieng, registrato nello studio Moussa X di Dakar, rende omaggio ad uno dei componenti e compositori storici della band (subentrato nel 1974 per sostituire Laye Mboup) purtroppo scomparso lo scorso anno. Scritto in gran parte (e ottimamente) da Balla Sidibe, per certi versi già dall’iniziale Foulo la nostra mente si ricollega un po’ allo stellare sound cubano di Buena Vista Social Club; comunque i primi quattro brani del disco sono più leggeri, sudamericani e un po’ meno sorprendenti: Fayinkounko, Natalia e Magnakouto si riprendono l’ipnotica ritualità africana abbinata ad un mood liberatorio e suadente con arpeggi “sospesi”, ricamate coralità, contrappunti elettrici e acustici, intriganti solo di sax e soavi, danzanti ritmi percussivi. La parte migliore del disco inizia con la successiva Mariama, perla intimista che riesce ad accettare le crudeltà del destino, si stacca dai brani fin qui ascoltati, brano acustico e introspettivo arricchito con diversi strumenti a corda (tra cui la Kora) che stupisce per profondità, raffinata musicalità e per la sciamanica, sentita interpretazione di Rudi Gomis. Non da meno il seguente sound in crescendo (con vaghi rimandi a Salif Keita) di Woulinewa con fiati in evidenza contornati da stimolanti accenti jazzati negli assoli di chitarra e sax; altro brano portante. Sey ritorna ad alleggerire aggiungendo freschezza e colori tipicamente africani, la magia della danza con ritmiche sensuali e inebrianti, assoli accecanti e solari.
Ogni disco che ascoltiamo, specialmente di estrazione “diversa”, lontano dal setacciato mondo dell’american music, spesso lo lasciamo agire nel tempo, come una tisana, per vedere gli effetti sul nostro corpo e la nostra mente; ebbene, arrivati a questo punto si ha la sensazione di avere già il disco sotto pelle, con benefici tangibili permeati da una sottomessa piacevolezza che la gentile coralità di Caravana alimenta, nella sua semplicità, verso sentieri più romantici percorsi dal rimpianto di una donna perduta per sempre. Douga, che ringrazia la vita e il suo creatore, è ancora più semplice, aggiunge una tenerezza e una sensibilità inconsueta, un incantatorio carillon esotico rivestito di seta multicolore purissima dove Gomis declama in piena, torrenziale ed emozionale libertà espressiva. La conclusiva Alekouma è probabilmente il brano meno interessante.
Tribute to Ndiouga Dieng si conferma ennesimo disco di spessore e l’Orchestra Baobab una band solida e gigantesca come l’albero che la rappresenta, inossidabile al passare del tempo e delle mode che ci lascia in eredità musica personalissima, viscerale e vitale al tempo stesso; in definitiva uno spartito pieno di attraenti note aggraziate e sinuose per una non scontata colonna sonora esotica ideale nel mitigare le più asfissianti calure estive.