Omosumo Surfin` Gaza
2014 - Malintenti Dischi / Edel / Believe
Affonda le radici in questa terra il nuovo album degli Omosumo, trio palermitano (Cammarata/Di Martino/Sicurella) che abbiamo avuto modo di conoscere ed apprezzare con i due precedenti Ep (Ci proveremo a non farci male e Remixes); Surfin’ Gaza è il titolo del nuovo controverso album, fatto di suoni sintetici e adrenalinici.
Pochi ritmi elettronici ci indirizzano verso la vorticosa Yuk, la voce di Angelo Sicurella è uno strumento a tutti gli effetti, non si eleva ma si fonde con i synth e le brillanti chitarre; Yuk è una poesia, un haiku e una preghiera. Sound dalle influenze sixties per l’avvolgente Walking on stars, un brano morbido e spensierato, è la rappresentazione della leggerezza e del bisogno di elevarsi da terra e vagare tra le stelle. In netta contrapposizione è Waves, se il titolo evoca lunghe distese ondulate modellate dal vento, il sound dice tutt’altro, è ruvido e spigoloso. Nowhere è quasi un esercizio di stile, la suggestione kalkbrenneriana è evidente soprattutto nella prima parte, poi la sorpresa, la variazione verso una sorta di straniante esoterismo tribale.
La titletrack è un deserto di speranza, l’aria è afosa e come ipnotizzati ci si butta in mare abbandonando sulla spiaggia i mitra e i fucili, ritmi africani e un basso incalzante fanno da fondale. Dovunque altrove è la fuga, un passaggio onirico verso Giove (la salvezza può stare ovunque) e poi un sax - delirante quasi come un urlo - che prepotentemente si staglia tra il compulsivo epilogo.
La spensieratezza di Nancy spazza via ogni granello di sabbia e di paura, segue Ahimana, brano in lingua araba che si serve dei soliti synth, delle ipnotiche chitarre e del deciso basso per creare un sound sempre più potente e martellante. Si chiude con la ruvida Atlantico, anche qui un sax, tanta rabbia e impulso di deriva.
Surfin’ Gaza è un disco strano, è miscuglio di suoni e di stili diametralmente opposti, qua e là sembra di udire le dive del secolo scorso, a tratti si è catapultati dentro club berlinesi in un’atmosfera rarefatta e asettica, in altri ancora sembra di passeggiare tra il frastuono di un suq. Surfin’ Gaza è un trip, è un viaggio ben organizzato, di quelli talmente sorprendenti che non hai più la voglia di tornare.