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Omosumo Omosumo: riusciranno a non farsi male?
Direttamente dalla Sicilia: gli Omosumo il trio palermitano che quest'anno ha calcato le scene di parecchi festival. Tra una foto sfocata e l'altra si raccontano, senza troppi fronzoli e giri di parole, schietti e sfrontati ci presentano il loro primo Ep Ci proveremo a non farci male che senza dubbio avrà un seguito. Nell'attesa godetevi comodi l'intervista. E gustatevi il video in cui presentano il loro progetto, raccontano i loro concerti e il loro futuro!
Mescalina: Come mai sentite l'esigenza di celarvi dietro ad una foto sfocata?Roberto: Forse perché ci piace non avere e non dare troppi punti di riferimento, è più interessante avere qualche spunto su cui immaginarsi il resto, piuttosto che avere tutte le informazioni a tua disposizione. Più che la voglia di nasconderci credo sia stata una piccola benevola provocazione verso l'ipotetico fruitore della foto.
Mescalina: Live siete fantastici - adrenalina pura - instancabili e pieni di grinta. Qual è la vostra ricetta?
Roberto: Non c'è molto di studiato o precostituito nei nostri concerti, saliamo sul palco felici di fare una cosa che ci fa stare bene, e ogni live rappresenta una storia a sè. Quella del palco è una dimensione che ci piace molto, ci piace l'energia che si crea fra noi tre, e la comunicazione che si instaura con il pubblico: non diamo nulla per scontato, avere di fronte gente che è interessata alla tua musica è una cosa talmente bella e piena di energia che determina il modo in cui andrà il live. Non c'è molto spazio per i ragionamenti razionali di fronte a questa energia.
Mescalina: Dove e come sono nati gli Omosumo, ma soprattutto dove volete arrivare?
Roberto: Gli Omosumo sono nati qualche anno addietro dall'incontro fra me e Angelo e hanno conosciuto all'inizio diversi assestamenti e cambi di line up. Dopo qualche tempo si è unito a noi anche Antonio ed è stato subito come se fosse stato parte del progetto fin dalla sua nascita.
Non abbiamo obiettivi specifici se non quello di continuare a fare musica assieme in maniera spontanea e secondo le modalità che sentiamo nostre. Non ci siamo mai preoccupati di molto altro, non ci interessa di piacere a tutti o a molti, sentiamo la forte esigenza di riconoscerci del tutto in quello che facciamo.
Mescalina: Quest'anno vi siete cibati di grandi successi e consensi da pacco in palco e siete reduci della magnifica esperienza all'Ypsigrock di Castelbuono: cosa ci raccontate di questo concerto e qual è in generale il live che ricordate con maggior nostalgia?
Roberto: Pensiamo che l'Ypsigrock sia uno dei migliori festival italiani, forse l'ultimo festival vero e proprio, con una linea artistica precisa che si è sviluppata coerentemente negli anni, spesso senza grandi nomi in cartellone, ma con tanta e ben azzeccata ricerca. Negli ultimi anni il festival sta crescendo sempre più ed esserci ritagliati un nostro piccolo spazio all'interno della sua storia è per noi una cosa bellissima.
Come dicevo prima non diamo mai nulla per scontato, e l'accoglienza che ci ha riservato il pubblico di piazza Castello in quella occasione è stata bella e travolgente, ben oltre le nostre aspettative.
Il live che ricordiamo con maggiore nostalgia? Beh forse il primo live che abbiamo fatto in trio, quando abbiamo deciso di sperimentare questo assetto drum machine-chitarra-basso (prima avevamo sempre avuto un batterista in formazione) messo su in pochissimi giorni, una grossa scommessa per noi. La cosa avvenne a villa Bellini a Catania per un meeting de L'Arsenale: eravamo emozionati come nessuno di noi tre lo è mai stato prima di un live, stravolti, tremavamo, non riuscivamo neanche a parlare. Nonostante la strizza andò bene, e abbiamo deciso di continuare la nostra ricerca in questa formazione.
Mescalina: Ogni vostra esibizione si trasforma in una vera e propria performance: cosa vi spinge ed “esasperare” a tal punto la vostra musica?
Roberto: Non credo che riusciremmo a suonare i nostri brani in maniera diversa, non so se siamo noi ad esasperare la nostra musica, o se piuttosto non sia quest'ultima ad avere questa caratteristica fin dalla fonte. Fatto sta che prima di un live siamo sempre tesi come corde di violino, e che alla fine siamo fisicamente ed emotivamente stravolti. È una condizione con cui ci stiamo abituando a convivere.
Mescalina: In che modo gli Omosumo entrano nella sfera dei Waines o dei Dimartino (o viceversa)?
Roberto: In nessun modo, se non per mere questioni di calendario e di impegni. Gli Omosumo rappresentano un campo di libertà e sperimentazione sconosciuto agli altri progetti.
Mescalina: Oltre la musica, cosa c'è dietro il vostro rapporto?
Roberto: Trascorriamo molto tempo assieme, parliamo molto, condividiamo un sacco di cose anche al di fuori della musica. Stiamo bene insieme, questa è una cosa che rende gli Omosumo speciali per noi.
Mescalina: In che modo la vostra città ha influenzato Ci proveremo a non farci male?
Roberto: È impossibile che una città forte e complessa come Palermo non influenzi la tua vita, qualsiasi cosa tu faccia. Di certo avrà influenzato anche noi con le sue contraddizioni, le sue bellezze, i suoi eccessi e le sue decadenze. Non abbiamo la pretesa di raccontare nulla in particolare se non quello che viviamo e sentiamo, ed è bello quando ti rendi conto che qualcun altro ci ritrova pezzi di sè e delle sue esperienze.
Mescalina: Gli Omosumo esistono da diversi anni, ma ufficialmente siete nati nel 2012: cosa vi spinto ad ufficializzare la vostra unione?
Roberto: La band è passata attraverso varie line up fino ad arrivare alla sua forma attuale, che in fondo è solo un passaggio di una ricerca che è in continua evoluzione. Ci è sembrato giusto immortalare questo momento con l'ufficializzazione della nostra unione, coincisa anche con l'esordio discografico, in attesa di capire dove andremo a finire da qui in avanti.
Mescalina: Ci proveremo a non farci male avrà un sequel?
Roberto: Siamo già da tempo al lavoro sui brani del nuovo disco, che dovrebbe essere pronto per la fine dell'anno. Nel frattempo in autunno l'ep Ci proveremo a non farci male sarà stampato in una versione particolare, oltre ai nostri brani ci saranno anche alcuni remix, su cui hanno messo le mani Crimea X, Boxeur The Couer, Templehof. E un nostro brano inedito.
Mescalina: Tra i vostri sogni nel cassetto non è che avete anche qualche altro brano da regalare al pubblico?
Roberto: Direi proprio di sì, da sempre gli Omosumo sono stati molto prolifici nella scrittura di brani, spesso ci capita di eseguire nei nostri live un brano scritto solo qualche giorno prima, anche per testarlo sul palco e capirlo più in fondo. La speranza è che ci sia sempre qualcuno curioso di ascoltare ciò che scrivi.
Mescalina: Avete pubblicato il vostro primo Ep con Malintenti Dischi, una giovane etichetta che vede tra i suoi pupilli Oratio e Nicolò Carnesi, giovani e conosciuti ormai in tutto lo stivale: cosa ne pensate delle piccole etichette indipendenti?
Roberto: Oggi parlare di discografia, seppur indipendente, significa inserire tutte le attività tipicamente discografiche all'interno di un contesto molto liquido e in continua evoluzione. Non è facile e bisogna avere idee chiare e capacità di metterle in atto per ottenere un qualche risultato.
Abbiamo molto rispetto per chi si mette in gioco e rischia, fa le cose piuttosto che lamentarsi perché le cose non accadono.
Malintenti è una realtà in grande crescita sia per quanto di buono ha costruito fino ad oggi,sia perché ha dimostrato di voler rischiare in campi ancora non battuti, siamo felici di questa collaborazione.
Mescalina: In che modo proverete a non farvi male?
Roberto: Purtroppo non ci riusciamo mai.
Mescalina: Durante un vostro live ci avete deliziato con la cover di Neve calda de Il balletto di Bronzo: cosa portate dietro dal passato?
Roberto: Dal passato così come dal presente prendiamo tutti gli stimoli che ci incuriosiscono, non ci importa molto se vengano dal 1969 come nel caso di Neve Calda, o dai tuareg del deserto ai giorni nostri.
Mescalina: Definirei la vostra musica – correggetemi se sbaglio – elettronica tribale: da cosa deriva e cosa vi ha spinto a questa scarnificazione della melodia e dei suoni?
Roberto: Non so da dove venga fuori questa definizione; in generale non siamo molto appassionati di definizioni: l'unica classificazione che può avere un qualche senso è quella tra cose che emozionano e cose che non riescono a farlo. Il resto è mero esercizio di stile classificatorio, non ha molto a che vedere con la musica. Non c'è altro se non il nostro gusto e la voglia di mettere in discussione le nostre certezze nella scrittura dei nostri brani.
Mescalina: Ci proveremo a non farci male è accompagnato da un ottimo video (a mio parere) evocativo e quasi simbolista: da dove nasce l'idea e cosa hanno in comune oggetto/ambientazione con la vostra musica elettrorock?
Roberto: Il video è integralmente merito di Manuela Di Pisa che ne ha curato il soggetto e la regia (sono sue anche le foto di cui si parlava all'inizio).
Il simbolismo e l'esoterico di certo appartengono alla nostra dimensione, Manuela da grande artista quale è lo ha elaborato e rappresentato in questo video. Ci è piaciuto giocare sulla dicotomia tra l'ambientazione nel passato e questo brano, estremo e ossessivo a tratti. Anche questa è stata una piccola scommessa.
Mescalina: Buona fortuna!
E ora...se volete ascoltare la viva voce della band, non vi resta che vedere questo video in cui gli Omosumo si raccontano!
Per info:
http://www.facebook.com/pages/omosumo/102618330020
http://www.myspace.com/omosumo
omosumo@gmail.com
info@malintenti.it
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Si ringrazia Chiara Caporicci - Sfera Cubica Press Office & Events
chiara.caporicci@sferacubica.it