Non Giovanni Ho deciso di restare in Italia
2014 - Irma records
Il nostro si avvale della produzione di Amerigo Verardi per presentarci quello che è a tutti gli effetti un album di protesta. Sì di protesta. Gentile, con il sorriso che fa capolino sul viso pulito ed incorniciato dai ricci di Giovanni, ma di protesta. Contro un finto star system, ad esempio, come nel geniale e spassoso singolo di lancio Io sarò famoso. Diventar famoso “perchè somiglio sempre a qualcuno”, che sia Gazzè, Fabi o Caparezza (da sostituire “quando ha l’influenza”), perché si è un clone e non autentici. Un bel sasso contro chi non fa un minimo sforzo per presentare qualcosa di suo e magari sfrutta una vaga somiglianza fisica per arruffianarsi il pubblico.
E nonostante l’indubbia originalità di Giovanni nel suo approccio trasognato e lieve, c’è tanto cantautorato italiano dietro le sue storie. I sogni di Milano ha un incipit che ricorda De Gregori nel cantato, anche se poi si crea un vortice di sogni e maledizioni molto più contemporaneo. Ma pensa costruisce su un loop l’elenco delle paure e delle incertezze di questa generazione, in bilico tra elettronica e chitarra acustica. Il testo di Più televisivi che mai avrebbe potuto scriverlo Rino Gaetano, ma la voce di Non Giovanni è più delicata nella sua scanzonatezza. Il bersaglio però, ossia la tv del dolore e del sensazionalismo è preso in pieno: ”i ladri e gli assassini sono più televisivi che mai”. Il ritornello quasi alla Pet Shop Boys che si innesta tra strofe con andamento da filastrocca non deve distogliere dal retrogusto amaro.
Ho deciso di restare in Italia, impreziosita dal violino di Isabella Benone, è una dolcissima dichiarazione d’amore. Al nostro paese. Alla povera patria di Battiato calpestata da chi è troppo avido per vedere il bello. Si cita Ungaretti per ribadire la voglia di rimanere e resistere in questa terra. Per i libri di Pirandello, “lo sguardo triste di Troisi”. Per una grande bellezza celebrata al cinema anche da stranieri ma poco difesa qui.
Che dire. Qui il disco finisce e gli occhi sono anche un po’ lucidi. No, non è il raffreddore. E’ un po’ di sincera emozione di fronte a tanta purezza e grazia d’espressione.