
Niia Bobby Deerfield
2023 - Niiarocco LLC
Bobby Deerfield, pellicola diretta da Sydney Pollack e tratta dal romanzo del 1974 Il cielo non ha preferenze di Erich Maria Remarque, racconta la storia di un campione di Formula 1, che non pensa ad altro che alle corse, finché un suo compagno di scuderia non muore in uno scontro con un collega e per saperne di più, si reca in Svizzera per parlare con quest’ultimo; qui conosce una ragazza fiorentina, Liliana Morelli, gravemente ammalata, di cui si innamora: quest’incontro influirà molto sulla sua vita, ma Niia precisa nel brano di apertura del disco “Love will not seek to change you my dear / Drop deeper into your mind” (A Star for a Star).
La cantautrice, a tre anni da La Bella Vita, torna con un disco, in cui in particolare si è identificata con la “bellissima e disturbata figlia di Bobby Deerfield con un coltello a serramanico al posto del cuore”, mentre stava cercando di ricostruire un rapporto con suo padre, Frederick Bertino, che nell’intermezzo A Shadow from my Past recita proprio: “My reflection is you, a knife born cold, sharp”. Ha raccontato Niia: “Nella mia vita privata ho dovuto affrontare l’eccessivo attaccamento a mio padre insieme ad un terapista per poter capire la mia identità e chi la definisce. La nostra relazione è stata difficile per tanto tempo, siamo molto simili, nel bene e nel male. L’ho incolpato per tanti anni delle mie relazioni fallite e arrivare a perdonarlo è stata la più grande sorpresa che ho avuto nel realizzare questo disco. A tratti lui è il mio Bobby Deerfield”.
Il disco si confronta allora con temi come l’eredità, il perdono, l’attaccamento e ha tra le immagini ricorrenti e simboliche proprio le corse in auto, come metafora del viaggio della vita (lo scopo delle corse è il percorso, infatti, secondo Niia, non la vittoria di una sola gara), come “gioco” e sfida alla velocità sul filo del rischio e dell’autodistruzione, come fonte di distrazione in una “night ride” che allontani i pensieri negativi. Le automobili vanno considerate, però, anche semplicemente come una nostra estensione, dato che l’artista ha raccontato di passare gran parte della sua vita guidando, per Los Angeles, o nella campagna italiana da cui provengono i suoi genitori. E se Shakira ha spopolato con l’accusa a Piqué di aver scambiato una Ferrari con una Twingo, Niia canta: “I’m alpha, not omega / Alfa Romeo / Don’t need your okay”.
Il disco è stato prodotto dal cantautore Jonathan Wilson (già produttore di Angel Olsen, Father John Misty, Bonnie “Prince” Billy, Conor Oberst, ecc.) nel suo studio a Topanga Canyon e mostra sonorità diverse da quelle precedenti a cui Niia aveva abituata i suoi ascoltatori: pur continuando ad amare il jazz, l’r&b più setoso e stiloso e il soul più suadente, questa volta si mette a nudo misurandosi con atmosfere più intime e introspettive. Può trattarsi di trame sottili acustiche e folk, che mettono in gran risalto le interpretazioni della cantautrice e su cui si possono innestare anche chitarre elettriche inattese e notturne, oppure spesso si ascoltano poi sonorità quasi ambient, eteree, minimali, ma anche cangianti e moderne, che possono accendersi con un passo r&b molto black, o accogliere elementi elettronici. Questi ultimi possono farsi anche beat ballabili (Targa, con Ian Isiah); altrove, ancora, si ascoltano sonorità cinematiche, sempre essenziali, con bassi ammalianti, dall’appeal che oscilla tra soul e cantautorato ‘70s (Heaven Has No Favorite), oppure con un pianoforte ipnotico (If We Don’t Make It), ma talora anche più ricche come nell’intensa, poetica title track strumentale, sontuosa di archi e synth.
La voce di Niia appare eterea, angelica, malinconica, ma anche sensuale e seducente; se nel film Liliana si confronta con il suo tempo che sta per terminare, qui la cantautrice parla del tempo che scorre “fast & slow”, o da sfruttare pienamente, del rapporto con la figura paterna (con cui fa i conti anche invertendo i ruoli: “I’m my own daddy / Not your daughter no more”) e con i suoi peggiori difetti, così come di errori, droghe, “sick passions”, di relazioni narrate con una sincerità vivida, del desiderio di essere compresa per quello che è, in una multiforme e sfaccettata: “Maybe I’m something / Maybe I’m nothing / Maybe I’m fucked up / Maybe I’m buzzing […] I know I’m human / I know I’m holy / Yeah it's a special, beautiful, kind of lonely” sono gli ultimi versi del disco, in The Moon Is a Beautiful, Lonely, Woman. Infatti, la natura e proiettarsi nel cielo ha aiutato l’artista in un momento complesso, in cui affrontare e sciogliere i nodi nel confronto con il padre le serviva proprio per chiarire a sé stessa chi fosse davvero e chi volesse essere.
La produzione di Wilson, che spesso ha partecipato anche alla composizione dei pezzi, ma talora è stato anche affiancato da altri nomi (Boxtrod, KHUSHI, ex-Strong Asian Mothers, Josh Stadlen, batterista già al fianco di James Blake e Mount Kimbie, il polistrumentista e produttore Aidan Carroll, il compositore Gabe Noel), ha tolto peso alle canzoni, per lasciare spazio di risonanza alle emozioni di Niia, facendola fluttuare nei suoni di un incanto triste e introspettivo, nei sogni infantili e nei tormenti dell’età adulta, in “the pleasure and the pain”.