Neal Casal Fade Away Diamond Time [Ristampe]
2020 - Royal Potato Family / Not Fade Away (Distr.FargoMafia)
Neal Casal ha una storia costellata di momenti irripetibili, ma fatta anche di repentine discese negli inferi. Queste ultime avranno il sopravvento, portandolo a mettere fine alla sua vita in un triste giorno di fine Agosto del 2019.La sua passione per la musica nasce presto, aiutata dal fratello che gli regala una copia di Exile On Main Streetdei Rolling Stones. La chitarra acustica ricevuta in dono dal padre, completano il cerchio.
Neal inizia a suonare, forma una sua band, milita nei Blackfoot (band che mischia Hard e Southern Rock negli anni dal 1988 al 1992, partecipando anche all’incisione di un album, Medicine Man, uscito nel 1991, nel quale Casal oltre al ruolo di musicista ha anche quello di compositore in tre pezzi), ed agli inizi degli anni Novanta la Warner riceve un demo nel quale appaiono pezzi che finiranno nel disco d’esordio, ma anche inediti come Indian Summer che non verrà mai pubblicata. Il suo nome inizia così a farsi strada nei meandri del mondo discografico. Casal entra in studio al Carriage House, con la sua band ed il produttore Jim Scott (un signore che sarà ingegnere del suono per Wildflowers di Tom Petty, tanto per dare un’idea) a Stamford nel Connecticut: dopo due giorni c'erano già sette canzoni incise. Completate le registrazioni con l’aggiunta di altre canzoni, Neal trova l’accordo per la pubblicazione del suo primo album con una sussidiaria della BMG, La Zoo Records. Gary Waldman, manager di Neal, presenta il musicista a Bud Scoppa un giovane scrittore, giornalista che aveva militato in riviste quali Rolling Stone, Creem, Rock, Fusion, Crawdaddy! fino al momento in cui, nel 1990, entra alla Zoo Entertainment, dove ha firmato e A&R di Matthew Sweet, the Odds e, appunto, Neal Casal.
(Neal Casal Courtesy FargoMafia)
Neal aveva un accordo editoriale con la Warner/Chappell, e i demo che aveva realizzato erano più che promettenti. Nel 1994 erano tutti d'accordo sul fatto che Neal aveva un album di brani decisamente buoni, è così Scoppa lo presenta al suo capo, Lou Maglia che, sorprendentemente, diede il via libera al progetto. Il potenziale commerciale ma anche lo stile musicale di Neal era comunque limitato. Non appena approvato il budget per il disco, Lou informa Scoppa che la Zoo era in crisi economica, e che lo stesso Bud era stato licenziato. Nonostante questo Casal e Waldman, volevano Scoppa come A&R (in italiano potrebbe essere il Direttore Artistico), convincendolo a continuare a collaborare al progetto come se fosse ancora dipendente della label. Siamo nel 1995 e la label decide di affittare il ranch Palacio del Rio, sito nella Ynez Valley a nord di Santa Monica, dove Neal crea un disco semplicemente meraviglioso. Ad affiancarlo c’è la sua band composta da John Gint (oggi nell’Allman Betts Band), pianoforte, organo, Wurlitzer, Fooch Fischietti alla pedal steel guitar, Don Heffington (Lone Justice, Jayhawks, Emmylou Harris) alla batteria, Bob Glaub (ha suonato praticamente con tutti da CSN&Y a Jackson Browne) al basso, Angie McKenna alle voci. A loro si aggiungono la steel di Greg Leisz e le percussioni di George Drakoulias, Julie Christensen e Janiva Magness alle voci in One Last Time e Day In The Sun, Dave McNair che arricchisce il sound di Leaving Traces con le sue percussioni. Jim Scott si dedica alle percussioni in Cincinnati Hotel oltre a produrre magistralmente il disco. Lo stesso Scoppa, insieme alla moglie, trascorre una giornata in studio. Il luogo era davvero idilliaco, con un'aura particolare che solo certi luoghi della California centrale possiedono, l'ambiente perfetto per la musica. Tutti erano profondamente immersi nell'atmosfera mentre lavoravano. Le sessioni procedevano senza intoppi.
Al Palacio del Rio sono i giorni delle registrazioni a distanza, e la band ne approfitta al massimo. Racconta Gint in un recente articolo pubblicato dalla Fargo Mafia (la label francese che ha curato la ristampa europea dell’album): La giornata poteva iniziare con un giro in bicicletta, o un'escursione, o un po' di basket. Dopo il caffè e tutto il resto in cucina, si camminava lungo il corridoio e ci si trovava nella sala di controllo. Jim e Frank (Frank Gryner, l'assistente) si preparavano. Strumenti sparsi per la casa. Il mio B-3 e il pianoforte erano sistemati nella stanza in fondo, vicino al tavolo da biliardo. Avevo una splendida vista sulle montagne e spesso vedevo passare i giardinieri con una carriola durante la ripresa. Era l'opposto di lavorare in uno studio buio e senza finestre. Tagliavamo tutto il giorno, ci fermavamo per le sovraincisioni, passavano molti ospiti e ragazze. Lavoravamo sodo, ma quando c'era una pausa, si era a pochi passi dal paradiso. La star del tennis Jimmy Connors viveva in fondo alla collina, e il Reagan Ranch non era lontano. La cittadina di Solvang era il viaggio per trovare un ristorante, oppure si poteva andare a Los Angeles e raccogliere un sacchetto d'erba in poche ore.
Nasce così Fade Away Diamond Time un disco che ha le sue radici in una serie di musicisti che hanno costituito dei veri e propri riferimenti per Casal. Neil Young certamente. I rimandi al canadese, quello degli anni Settanta sono piuttosto evidenti. L’impostazione delle ballate, l’entrata della fisarmonica in alcuni pezzi, hanno il piglio classico che porta alla mente il songwriting dell’iconico canadese. Se avete dubbi ascoltatevi These Days With You, e poi ditemi se non stiamo veleggiando da quelle parti. Chi scrive, ma è in buona compagnia, trova spunti di collegamento anche al Jackson Browne, sempre seventies. La dolcezza della voce, quel senso di “kindness” (gentilezza) mi portò, e lo fa ancora adesso, a vedere Neal accostato ad uno dei più grandi Songwriter di sempre.Poi c’è la lezione degli Stones, proprio quelli di Exile On Main Street, ed in particolare in pezzi come Sweet Virginia. Feel No Pain di Casal ha quel passo che la accomuna, pur con le dovute differenze alle sonorità di quel disco.Last, but not least i Grateful Dead, per una sorta di “spiritual guidance” che traspare in pezzi come il trittico iniziale composto da Days In The Sun, la formidabile Maybe California, doppiata dall’altro capolavoro del disco, quella Free To Go che fa accapponare la pelle quando entra il solo di chitarra. Il disco andava totalmente controcorrente rispetto a tutto ciò che accadeva in quel momento. Era il momento in cui certa stampa esaltava i Green Day o gli Smashing Pumpkins, Oasis, Pearl Jam e Soundgarden. C’era il primo disco dei Foo Fighters in uscita ed era tutto il più lontano possibile dalla musica che Neal aveva in mente o amava.
Il resto è una cornice di platino che cinge un gruppo di canzoni bellissime che porteranno alla pubblicazione di un disco, mi ripeto, memorabile. Quando esce l’album la stampa inizia ad accorgersi della bellezza del disco. Il Washington Post parla del disco in termini positivi, pur accostandolo agli umori già citati che vedono Young e Browne sugli scudi, definendolo “uno dei migliori nuovi Songwriters dell’anno”. L.A.Weekly lo definisce semplicemente “Favoloso”Anche in Italia il mensile Buscadero parla in termini più che positivi del disco segnalandolo con il bollino che contraddistingue gli album consigliati. È Paolo Carù a descrivere la bellezza del disco sul numero 165 (Gennaio 1996) chiudendo la recensione con queste parole: “I Jayhawks ci hanno lasciato, i Golden Smog sono dietro l’angolo e Neal Casal sta sbirciando quieto; ha capito che c’è posto anche per lui, la sua musica ha tutti i crismi e la maturità per entrare in quel ristretto olimpo in cui culto e genialità vanno di pari passo”
(Neal Casal Courtesy by Jay Loughney and Royal Potato family)
Come si scriveva poco sopra le sessions dell’album danno luogo anche ad alcuni pezzi che non saranno pubblicati come Indian Summer, o Silver Dollar, escluse perché ritenute immature dal suo autore, altre appaiono in promo come Bird In Hand apparsa sul promo di Day In The Sun, (Zoo ZP17167-2 CD/EP 1995), anche se tocca riscontrare la mancanza di una pubblicazione che metta insieme quei pezzi, lasciandoli, ad oggi, perlopiù sconosciuti. Purtroppo, la soddisfazione per la pubblicazione ed i lusinghieri riscontri di critica, ed in parte anche del pubblico, vengono frustrati il giorno in cui Neal si reca all'inaugurazione di un tour promozionale dei Gov't Mule, e mentre arriva sul posto riceve una telefonata che diceva che l'etichetta aveva staccato la spina, visto che era praticamente alla fine della sua esistenza.
Neal Casal arriverà nel nostro paese portato da un “visionario” come Carlo Carlini che, il 2 Maggio 1997, alla Sala Marna di Sesto Calende, nell’ambito della special edition dell’Only a Hobo Music Festival, dedicata a Townes Van Zandt (scomparso il primo Gennaio di quell’anno) lo inserirà in un cartellone composto da gente quale Butch Hancock, Greg Trooper, Dave Alvin, Chris Burroughs, Giant Sand e Dirk Hamilton. Sarà la prima di tante volte in cui Casal si esibirà nel nostro paese, non sempre lasciando un bel ricordo. Ma anche i momenti più bui della sua carriera e di certe esibizioni, non sono mai riuscire a scalfire il ricordo di un esordio solista che, ancora oggi, ad ogni ascolto, riprende un filo magico mai sopito grazie a questo capolavoro.