Naddei Mostri
2020 - Cosabeat
Insomma, la materia è scivolosa e le premesse per un grottesco e malriuscito pastiche ci sarebbero tutte. E invece Franco Naddei ripete la magia che già aveva fatto in Radici (2014), dove aveva dato ordine alla poesia dei testi degli ospiti di una struttura per disabili mentali.
Con incosciente consapevolezza va a trovare in ciascun brano il cuore pulsante, quella parte vibrante che prescinde dal genere musicale e dall’esecuzione. Presa questa, l’ha rivisitata con rispetto in chiave elettro – new- wave evidenziando in ciascuna di esse il lato oscuro. Ecco che Tu, forse non essenzialmente tu impreziosisce ulteriormente la sua malinconia della “notte confidenzialmente blu” e che l’inquietudine che pervade L’animale diventa quasi ossessiva.
Io sto bene sicuramente già in partenza si prestava maggiormente al filtro cantautorave: il risultato mantiene intatti gli interrogativi di fondo del brano ma non sfigurerebbe in qualche club di musica elettronica. Io, sì proprio io dei Diaframma assume quasi un tono di rivalsa impertinente, sembra cantata da uno Zorro dal cuore spezzato.
Mostri di Naddei vi sorprende in anticipo sul vostro stupore, quando rende pulp Verranno a chiederti del nostro amore di Faber, quando vi fa notare quel dettaglio del brano originale che non avevate ancora notato. Accoglietelo tra i vostri ascolti non ve ne pentirete.