Il disco inizia con rumori e suoni e la lunga ombra di Gil Evans si vede nitida, quindi la tromba sordinata e l’arrangiamento orchestrale che sembra nascere dal nulla e che molto richiama lo stile gilevansiano degli ultimi anni, quando l’orchestra era lasciata vagare per lunghissimi minuti intorno ad una costruzione di suono che solo in un secondo momento diventava enunciazione del tema e arrangiamento. Siamo in mezzo ad una orchestra o ad una foresta? Il suono è ricco di sapori sonori non usuali e il vibrafono del band leader si mischia a flauti, violini arcaici e percussioni (ho controllato più volte ma, se diamo retta al libretto del cd, violini e flauti non sembrano comparire nel brano…mah!). L’atmosfera sa di jungla magica quando il tema viene riproposto. Dal secondo brano (´Green Africa´), ritroviamo i riff dei fiati accompagnati da percussioni, strumenti a corde etnici, balafon e vibrafono. Il tutto costruito con ´regolarità´ geometrica su un tema di derivazione Ethiope. Quindi il brano che mi ha fato letteralmente innamorare di questo disco ´The Way To Nice´ definibile come un pezzo tradizionale Ethiope tra Miles Davis e James Bond. Il richiamo alla melodia del celebre tema è così chiaro che, ad un certo punto, l’imbarazzo scompare; le cadenze morbide e ritmate richiamano ad una leggerezza tropicale che lascia indulgenti e innamorati.
L’attacco di ´Assosa´ sembra omaggiare alle bottiglie vuote hencockiane della versione del ‘73 di Watermellon Man, quella con la splendida intro che richiamava la musica dei pigmei africani.
´I Faram Gami I Faram´ si avvale di un contributo vocale e di ritmiche vagamente ´latine´ su una base tipicamente Ethiope. Si vira sul funk in salsa senegalese con la kora di Kadialy Kouyate in ´Mulatu’s Mood´ e si ritorna alle atmosfere alla Gil Evans con ´Ethio Blues´ in cui il lavoro di Either/Orchestra e Heliocentrics, compagni di viaggio del band leader e presenze sempre in grado di arricchire gli impasti sonori gli spazi solistici di calore e intelligenza, si vede e si spiega in tutte le sue potenzialità. La successiva ´Bongaloo´ è il secondo richiamo a Hancock e alla sua Watermellon Man. Costruzione armonica e ritmica rimandano, questa volta, all’originale versione funk degli anni ’60.
Le note dolci e struggenti di ´Motherland´ chiudono infine il CD con un richiamo alla terra madre a cui aggiungo personalmente un invito ad ascoltare questo ´Mulatu Steps Ahead´: un altro (emancipativo) prezioso passo in avanti nella collaborazione tra Astatke, Heliocentrics e Either/Orchestra verso una musica sempre più libera.