"La scena indipendente non è migliore della sinistra italiana. Rivendica di stare dalla parte dei giusti, ma nella realtà non è cosi. Tutti gli artisti della scena alternativa italiana che credono di essere immacolati sono gonfi di narcisismo e pochezza".
Un po’ di polemica non fa mai male, ed in questo caso, come un lancio pubblicitario, il ´contrasto´ ha accompagnato l’ultimo disco di Umberto Giardini alias Moltheni.
Da un lato ci viene da sorridere quando leggiamo queste affermazione ad oggi anacronistiche (avrebbero avuto più senso qualche anno fa) anche se di verità, in questo veloce pensiero di sfogo, ce ne è può essere tanta, soprattutto se pensiamo che l’artista in questione non aveva certo bisogno di pubblicità scatenando a catena qualche replica di alcuni rappresentanti della così detta scena indipendente.
Passiamo alla sostanza, ovvero all’ Ingrediente novus: il cantautore in questione ha deciso di raccogliere le memorie autorali di 10 anni in un doppio cd in cui il suo materiale è stato ri-arrangiato per l’occasione e affiancato da una raccolta di materiale video, un dvd con due concerti e un cortometraggio. Un’iniziativa discografica tutt’altro che scontata, una metamorfosi illustrata dei suoi brani più o meno celebri.
Ottimo il materiale ripescato, e ottima la confezione sonora capitanata dalla regia di Giacomo Fiorenza e Antonio Cupertino, registrato interamente alle Officine Meccaniche di Mauro Pagani: il vero ´ingrediente novus´ è proprio questo suono caldo, dolce e ricco. Ingredienti di una ricetta che Moltheni ha elaborato e suonato in questi anni di attività, i più significativi, tralasciando qualche lavoro e regalandoci alcuni inediti come la poetica ´Petalo´ (il sentimento più alto espresso dal cantautore), ´In Centro All’Orgoglio´ invece reinventa la melodia, già presente in quantità, cantato in duo con Ilenia Volpe e ´Zona Monumentale´ in cui Vasco Brondi (Le Luci Della Centrale Elettrica) presta la sua voce in questo oscuro metropolitano.
Non mancano alcune chicche: la politica in ´Per carità di stato´, lo strumentale post rock di ´La fine della discografia italiana, nell´illusione di te´ come a chiudere la polemica iniziale, a ribadire onestamente un pensiero e a salutarci definitivamente; un po’ come si usa dire ai concerti dopo gli ´encore´: ´questo è l’ultimo, buona notte a presto ragazzi´ e sparire dietro le quinte.
Noi ti rispondiamo: ´arrivederci, a presto Umberto e Grazie di Cuore per le emozioni che ci hai regalato´.