Matteo Marchese DOT
2022 - The Prisoner Records/Sounzone/The Orchard
DOT è un disco molto particolare, che mette in mezzo non solo i contributi di tanti artisti diversi, ma anche stili differenti. Se la presenza di Falake Oladun e Aldo Betto (Savana Funk) in Daily porta indiscutibilmente in Africa, è impossibile non notare un qualcosa di soul, anche reggae (pensando soprattutto ai cori femminili in alcune produzioni, soprattutto dal vivo) che si mescola agli aspetti più prettamente tribali. DOT è un viaggio sonoro parallelo a uno “fisico” per certi versi. Proprio a proposito di Daily l’autore infatti spiega: “L’ Africa, il viaggio, il partire per poi tornare a casa”.
Viola, con Giulietta Passera, porta contaminazioni elettroniche, grazie ai synth e al contributo di Filippo “FiloQ” Quaglia presente anche in altri brani. È interessante notare come le sonorità, nonostante la presenza dell’elettronica, riescano sempre a mantenere un qualcosa di “caldo” (che riporta appunto ai temi Africa e viaggio). La voce suadente di Ila Scattina e il trombone di Luigi “T- Bone” De Gasperi infatti rendono Soul Please metropolitana e ancestrale insieme.
Africa tornerò riporta più esplicitamente alla dimensione afro, più precisamente alla ritmica Bikutsi,con la quale ben si intreccia la metrica rap di Diamante.
Un linguaggio rap che si fa invece più “pesante”a livello sonoro, quasi gangsta, in United we stand con il marsigliese Abraxxxas.
C’è però un brano in cui finalmente Matteo Marchese mette in mostra la propria voce, è Mai stato, in cui Giorgio Mastrocola (già con Franco Battiato e Morgan) lo affianca alla chitarra. A tal proposito ha dichiarato “Volevo parlare di chi sono e mi serviva la mia voce per farlo”. Non è un classico brano “cantautorale” come forse da queste premesse ci si potrebbe aspettare, anche in questo caso synth e batteria rendono più complessa l’intelaiatura.
DOT mette sicuramente tanta carne al fuoco, e ci fa capire che Marchese ha molto da dire anche per sé e tanti suoni nel proprio cuore da “liberare”. Il risultato è interessante come inizio; per il futuro però riproporre una simile formula (tanti featuring, tanti stili) potrebbe disorientare e risultare dispersivo. Ma, non so perché, ho la sensazione che nei prossimi dischi Matteo Marchese saprà di volta in volta fare una cernita, consentendoci di mettere a fuoco ogni volta un aspetto diverso.