Maria Mazzotta Onde
2024 - Zero Nove Nove
Il primo graffio di questo disco si chiama La furtuna, figura che piange su uno scoglio per le sorti di chi solca il mare per vivere una vita diversa e purtroppo ne trova la morte. L’atmosfera psichedelica del brano accompagna il grido che ricerca nell’essere umano condivisione, umanità ed accoglienza. Il grido di dolore continua in Libro d’amore, in cui una donna, tradita dall’uomo che ama, mostra tutta la sua sofferenza per la fine del loro rapporto. Le sonorità sono simili a quelle del precedente brano, con il testo che viene cantato a tratti in italiano e a tratti in dialetto salentino.
In Sula nu puei stare c’è l’incontro tra la pizzica salentina e il desert blues di Bombino, chitarrista e cantautore originario del Niger. La musica viaggia tra il Salento e il continente africano, invitando l’ascoltatore a vivere sempre con intensità ciò che lo appassiona di più. La passione si ritrova in Damme la manu, un brano tradizionale, che la cantante dedica all’intellettuale e studioso del tarantismo Gigi Chiriatti, in cui l’amore è un fuoco che arde nel cuore di chi lo vive. Il medesimo argomento, trattato con accezione malinconica, lo si ritrova in Navigar non posso… senza di te: chitarra e percussioni fanno incontrare blues e world music, permettendo il rinnovamento di un brano tradizionale e raccontando quanto la ferita di un amore travolgente finito possa costantemente bruciare sulla pelle e nell’anima.
Un altro omaggio alla tradizione arriva con Terra ca nun sienti, dedicata alla memoria di Rosa Balistreri; il brano viene interpretato sia a cappella sia con percussioni e chitarra in sottofondo. Il post-rock ritorna graffiante in Viestesana, dove si omaggia uno dei tre stili della tarantella dei cantori di Carpino. Diverso è il viaggio compiuto in Canto e sogno, scritta da Mazzotta insieme a Silvia Guerra: un brano in prevalenza blues, nelle prime sonorità e nel testo che parla di incontri e di addii, che lentamente si approccia a suoni mediterranei e jazz, questi ultimi dovuti alla collaborazione con il trombettista Volker Goetze.
Marinaresca, un omaggio a Roberto De Simone, fa incontrare la musica tradizionale con suoni legati al minimalismo post-rock e all’indie, dando un nuovo scenario all’amore tra un marinaio e la sua amata. La dolce Nanna core, una ninna nanna con influenze progressive rock, fa da preludio a Pizzica de core (malencunia): le sonorità rockeggianti, con una ritmica ipnotica, sono sfondo di un amore sognato e prezioso, che non si perde anche nei momenti in cui subentra la lontananza, sconfiggendo così quella malinconia che spesso tiene in ostaggio e incupisce il cuore.
A chiudere l’album c’è Matonna te lu mare, un’invocazione per salvare un pescatore in balìa della tempesta e riportarlo dalla propria famiglia. L’inizio del brano vede voce e chitarra accompagnarsi a vicenda; a metà canzone c’è un crescendo e appare con vigore la sezione ritmica, dando più solennità sia alla musica sia alle parole.
Onde di Maria Mazzotta è l’incontro tra la tradizione e una sua rivisitazione in chiave contemporanea, in cui l’incontro stesso diventa veicolo per rinnovare la condivisione, l’accoglienza e l’amore che il viaggio e la conoscenza dell’altro sanno dare. Onde che solcano i confini, terreni e temporali, si fanno portavoci di storie, di amori, di sofferenze, di forza, di libertà e divengono segno di rinascita e del desiderio continuo dell’incontro umano tra culture sì differenti, ma unite dall’amore e dal viaggio compiuto dalla musica.