Mapuche L'uomo nudo
2011 - Viceversa Records/Halidon
Un redivivo Leopardi, pessimista a tal punto da immaginare la propria morte, marcia funebre e ospiti imbellettati compresi (Al mio funerale); più profonda è la lirica di Quando ero morto, sinonimo di libertà di pensiero e di parola, la vita da zombie è dovuta alla presenza del tubo catodico:“non rido più da quando son vivo, e la tivù mi rende uno schifo”. Mapuche si serve della musica e compone queste due dignitose ballate, che oscurano il cielo come un improvviso acquazzone estivo.
Prodotto da Colapesce, L'uomo nudo, è questo il titolo dell'album, vede la collaborazione di artisti del calibro di Cesare Basile, un improvvisato suonatore di ukulele ne L'Atto situazionista.
Stonato e stralunato, è il particolare Enrico Lanza, è lui che si cela dietro lo ppseudonimo Mapuche, fuori di testa e fuori di corda, ma surreale e graffiante; il precedente lavoro Anima latrina, ci iniziava al mondo sporco dell'underground, fatto di piccole storie tristi, pillole di quotidinità ingoiati come bocconi amari. Egli ha però il coraggio di sputarle fuori, sotto gli occhi disgustati dei benpensanti uomini medi.
Il male si veste da Dromedario, questa volta è un impiegato brutto, è un uomo di cattivo gusto. Pessimista, amareggiato ma sognatore, o semplicemente un povero illuso, Lanza disprezza il buco da cui proviene (Fogna) e s'arma di fantasia immaginando un mondo tutto suo; si libera in un urlo liberatorio stonato e fuori tempo: “fuori è una fogna, qui sto bene”.
Constatazioni da internato e cinica presa di coscienza sessuale nel brano Io non ho il clitoride.
La titletrack: L'uomo nudo è un consiglio, ma risuona come una minaccia, il virile Mapuche si offre nudo a commesse e a bidelle.
I testi sono impegnati, lui un tantino stonato, ma le melodie meritano particolare attenzione. Quello di Mapuche è il disperato e amaro grido di un uomo nudo, quindi vulnerabile; sarà pure folle ma di certo non è un mediocre. Un dilemma resta: “che fine ha fatto il subbuteo?”