Maldestro I muri di Berlino
2017 - Arealive/Warner
L'album uscito a fine marzo è la somma di tante storie, Canzone per Federica è stata quella con un nome, ma ogni brano è universale, in ogni brano c'è un viaggio, un percorso oltre quei muri che danno il titolo al lavoro, una scoperta spiata attraverso le crepe oltre le pareti, e da quella fessura che appare così piccola, rispetto all'imponenza del muro che è il presente e il passato, c'è il futuro con la speranza e la libertà. I vincoli sono diversi, sono diversi in ogni brano, sono i legami, gli errori, ma soprattutto sembra che Maldestro spesso dia alle radici un ruolo di primaria importanza, e in modo ambivalente, sia come solidità che come vincolo. Si respira un grande legame con la propria terra e Maldestro lascia all'interpretazione dell'ascoltatore il significato delle sue parole, soprattutto in Prenditi quello che vuoi c'è questa doppia interpretazione dell'amore: sia per una persona che per la propria terra, una terra che “resta, tra le pieghe dei sogni che faccio” e soprattutto si mette in evidenza la fragilità dell'uomo, della persona sola senza nessuno, sia dal punto di vista personale che sociale. Nella stessa copertina de I muri di Berlino ci sono tutti gli elementi di questo album: un gomitolo che ricorda il filo di Arianna che le ha permesso di non perdersi, il cappello ormai diventato simbolo del cantautore ed i tasti del pianoforte che permettono di salire sulla mongolfiera creata da questi due simboli, a significare che la musica può permettere viaggi liberi e che le tradizioni, i legami permettono di non perdersi. Maldestro riesce a presentare un album cantautorale pop, facilmente comprensibile, ma con un'immensa attenzione alle parole, sceglie arrangiamenti leggeri per testi seri come in Abbi cura di te, il nuovo singolo presente nella colonna sonora del film di Massimiliano Bruno “Beata ignoranza”.
Maldestrro protegge l'innocenza infantile come simbolo di positività con figure di bambini che tornano spesso e che sembrano permettere all'artista di esserci in contrasto col colore della sua, inconfondibile, voce, quella voce che amplia la profondità dei suoi testi, che usa per raccontare storie osservate con quello sguardo diverso e pulito. Nell'alternarsi di chiaroscuri il cantautore si alterna tra tocchi folk, jazz nostalgici, e in un pop composto da archi e pianoforte, riuscendo sempre a trasmettere all'ascoltatore il lato più umano e riflessivo, raggiungendo il picco in Sporco clandestino con la ninna nanna che diventa ogni volta più penetrante e personale, riuscendo a raccontare il viaggio della speranza, toccando l'emotività più profonda tra rabbia, paura e delusione, con una nenia eterna che si alterna al dialogo“ e non ho chiuso occhio capitano/ e lei mi chiama sporco clandestino/ e lei li chiude gli occhi capitano/quando racconta storie al suo bambino”. Dopo l'ascolto de I muri di Berlino sembra che i numerosi riconoscimenti ricevuti da Maldestro siano solo una piccola parte di ciò che riserverà il futuro, il suo essere riuscito a raggiungere un pubblico più vasto sembra essere solo parte del suo viaggio per “un'altra strada da fare, un nuovo mare da guardare” che poi saprà raccontare con la sua voce.