Madredeus Um amor infinito
2004 - EMI
Non è sufficiente spiegare la caduta di tono con la mancanza, qua sì molto forte, di violoncello, fisarmonica e percussioni, strumenti che un tempo costituivano l’ossatura dell’ensemble portoghese, perché da tempo i Madredeus si sono assestati su una formazione che prevede due chitarre classiche, un basso acustico e un sintetizzatore, producendo comunque opere di livello.
Non basta nemmeno incolpare il sintetizzatore di Carlos Maria Trindade, usato spesso per fare le veci di archi e fisarmonica senza però averne l’anima.
È purtroppo doveroso constatare che in “Um amor infinito” mancano soprattutto le canzoni e gli arrangiamenti, entrambi dipendenti dalla voce di Teresa Salgueiro, che troppo spesso si trova ad essere l’unico strumento che regge e muove i brani.
Il suo “divino cantar” è uno dei pochi pregi rimasti ai Madredeus in questo disco e l’iniziale “O luz da alegria” è un’illusione, perché subito i pezzi successivi producono una caduta di tono: in particolare “Uma estátua” si regge su un ritmo e su un’atmosfera lieve che catturano facilmente, come una sorta di chill out acustico e lo stesso si può dire di “Vislumbrar - o canto encantado” clamorosa nel suo sfiorare e non durare.
Qualcosa si salva, come una “Palavras ausentes” condotta con discrezione o la strumentale “O olival - a passo, a trote e a galope” con le chitarre che si accerchiano a vicenda per cinque minuti senza perdere di tensione, ma è troppo poco e in più di una traccia si sente la nostalgia di altri strumenti.
Il synth viene usato anche per produrre qualche effetto di sottofondo che contrasta malamente con lo spirito delle canzoni e delle interpretazioni. Forse sono gli strascichi di “Electronico”, una raccolta di remix dei propri brani che la band aveva pubblicato nel 2002. Quel disco era qualcosa di più di uno sfizio o di un esperimento azzardato, perché con “Um amor infinito” i Madredeus puntano ancora ad adattare la tradizione e la loro spiritualità ai tempi che corrono.
La musica di questa “companhia musical itinerante” non è mai stata puro fado e non ha mai nascosto di ambire a platee internazionali, ma negli anni ha toccato vette di alta spiritualità, aggirandosi con movenze nobili tra gli angoli e le vie di una Lisbona immaginaria. Ora mancano proprio quelle piccole svolte nelle canzoni e negli arrangiamenti: ne è prova una “Reflexos de ouro” in cui la voce di Teresa Salgueiro meriterebbe ben altro sfondo che quello di un inutile synth.
“Um amor infinito” è un disco di ballate eteree che mettono a confronto l’amor terreno e a quello celeste, senza però avere mai accesso all’anima.