Questo punteruolo discografico con la testa piantata nei nostri giorni e la punta in quegli anni, è un disegno pianificato per sconvolgere lo stagno, e lo fa eccome; ritmi ferrosi e fughe punkrock, noise e dune di vetro che si rotolano tra incazzature e sarcasmo con la ruvida efficacia dei giorni in cui più che vivere si sopravvive.
Undici tracce che si fanno sbranare di colpo, che lasciano inermi dopo il loro passaggio tanto è la suggestione e la qualità che si tocca con orecchio, una sbornia colossale di adrenalina e “pensieri contro” dal colore vagamente post-rock che goccia un po’ ovunque.
C’è il felice ritorno della lirica impegnata e militante, una summa di necessità fuori pelle e denti che tagliuzzano a dovere ogni pelume di chi ascolta; finalmente un rock veemente che fa piazza pulita da amenità e idiozie al flavour fancazzista, e i Luminal fanno di tutto per decifrare e diffondere a chiara voce che si nuota in un presente senza tempo, futuro. Ci sono tutti gli stilemi dell’angoscia e dello sbigottimento che non vede una via di fuga (Lumen – traccia da 5 stelle - ,Tattica e Disciplina, La distribuzione), gli anthem di punk-furore che svenano (Dammi tutti i tuoi soldi, Il sonno del Coyote), i tazzebau della presa di coscienza dichiarati dalla stupenda voce di Alessandra (L’uomo bicentenario), le malinconie di anima (La soluzione), le forme circolari dell’ipnotismo dell’Io (Inferno/Paradiso) e il rock rutilante e scomposto (Il regno) che confina con la scansione robotica (La lunga corsa). Il languore e il sussurro arriva alla fine di questo “temporale fragoroso” con “Il fiume”, pièce shoegazer di una combustione esemplare all’ombra dei Massimo Volume e Benvegnù. E se poi i Luminal volevano stupirci oltremisura con “effetti reali”, ci riescono con la ghost track “Niente si ferma”, versione live di una storia di morte che lascia una scia noir sul carrello del lettore LG.
“Canzoni di tattica e disciplina” dei romani Luminal è un disco senza compromessi, sano nel malato, con questa sua capacità di prendere forme rock e parole “sante” e piegarle alla sua esigenza; perfetto per caricarsi finalmente di qualcosa che non ingombra la zucca di fesserie, diabolico per rifare le guarnizioni nuove ad una coscienza collettiva che fa acqua: finchè potete, approfittatene!