Luca Urbani Parlo da solo nei centri commerciali
2024 - Gelo Dischi / Believe Digital
Quello che esteriormente potrebbe sembrare il segnale di un disagio mentale, invece, può essere la valvola di sfogo per recuperare un senso compiuto anche alla quotidianità; e credo sia questo l'intento del lavoro, che Urbani pubblica a distanza di due anni da Comunque vada è successo (Volume Due). Dieci tracce compatte e composite, guidate dalla voce sempre più espressiva e comunicativa del cantautore, musicista, DJ, autore (per Bluvertigo, La Sintesi, Alice, Garbo), che mantiene una coerenza compositiva nel tempo, e che per questo lavoro si è avvalso della collaborazione di alcuni tra i nomi più significativi della canzone di ricerca italiana, come Pasquale Panella, Morgan, che hanno composto tre brani con Urbani, e Pietro Lafiandra (Limonov), autore e interprete dell'elettronica, intensa Ultima Chance, in cui le due voci si intrecciano, per una canzone d'amore contemporanea, disincantata, che suscita grande suggestione.
Il pianeta delle relazioni umane è esplorato da Urbani con profondità e sensibilità, e gli esiti, sia nei testi, sia nella musica, si incastrano alla perfezione nell'estetica che in Italia, da Garbo in poi, ha trasposto nella lingua italiana le sonorità new wave à la Depeche mode, vivificandole con tocchi di sperimentazione che non passano inosservati. Si ascolti, ad esempio, il crescendo elettronico di Che poi non esiste, disamina acuta sul tempo e sul suo senso (che poi non esiste, appunto), oppure la totalmente panelliana La tua impronta, filosofia essenziale sull'essere e sul dire, riflessioni profonde, sostenute da una musica che sembra fatta di bit senza peso, come li chiamava Calvino: "Dirti con un tocco / e non con le parole / dirlo con una presa immaginaria / con una stretta / d’aria".
L'alchimia musicale tra Urbani, Panella e Morgan funziona in modo efficace anche in Addio addio, sull'inconsistenza della fine nei rapporti, e in Stesura, dal piano incisivo, sostenuto da un beat netto, come il testo straniante fino alla fine. Insomma, "per vivere non serve decidere", come Urbani canta in Raggiungere la felicità, con un lirismo che ricorda i primi Baustelle, ma semmai noi "siamo le scelte che facciamo" individualmente, e la vita va assaporata anche quando sa di gasolio, che ricorda "il viaggio nel mare per raggiungere la felicità".
E, se Leonardo diceva "se sei solo, sarai tutto tuo", Urbani risponde, in Sono vivo, con un elenco che sembra anodino, cantato con una voce metallica, col synth in primo piano, ma che in realtà suona come un promemoria, per richiamare all'intelligenza alcuni attimi di luce, per quando dovessero arrivare quelli di oscurità. Un modo originale, e generoso, per ricordarsi di essere vivi anche nelle luci artificiali di un centro commerciale.
Opera matura, da ascoltare e riascoltare.