Catodico praticante<small></small>
Italiana • Alternative • Electro-pop, trip-hop

Luca Urbani Catodico praticante

2011 - Discipline/Frequenze/Venus

05/08/2011 di Ambrosia J. S. Imbornone

#Luca Urbani#Italiana#Alternative #Trip-hop

La tv come medium di preconcetti e intransigenze di facciata, simbolo di una fuga dal “chissà mai” del reale e reclusione in una pseudo-realtà preconfezionata, che eccita un eros meccanico e un arrivismo sadico (v. la title-track del cd). La tv come emblema della pigrizia apatica e impotente e dell’indifferenza che non fa “la differenza”, incarnazione del vuoto e della contrapposta ricerca di un senso, dell’immobilità vs lo slancio dei sogni: questo e molto altro ancora appare il verbo della vecchia/nuova religione televisiva al catodico praticante Luca Urbani, già nel duo dei Soerba, che, dopo vari progetti (Deleyva, Zerouno, l’attività di produttore artistico e discografico di casa Discipline), ha pubblicato il suo secondo album come solista.

Nel disco i synths si fanno strumenti di sonorità estreme e dominanti che danno vita ad atmosfere turbate come le frequenze televisive e vestono di suoni dall’evanescenza instabile, elegante e seducente e di una luce ambiguamente cupa e torbida un’analisi spietata ed insieme leggera di contraddizioni e desideri.

Il ritmo, tra electro-(e techno-)pop, trip-hop e alt-dance, ora pulsa come il flusso sanguigno alle tempie e la confusione di quei pensieri che “sono virus che girano”, ora brilla catartico come il fuoco di Bruciamo, spiazzante, quasi crudo inno alla liberazione dai mali di un presente disamorato, ma anche e soprattutto alla distruzione dei suoi luoghi comuni, per oltrepassare giudizi prêt-à-porter e valori dissacrati perché perbenisticamente limitati. Ora il ritmo si fa quasi reggae nel ritornello di Immobile, prima di un’accelerazione disco molto 80’s, mentre il piano in apertura è voce pensosa e i synths soffiano le vibrazioni raffinate di un’aria ferma, che si gonfia di vapori malinconici e quasi onirici; ora infine il ritmo rallenta, come ne L’illusione del sogno, impreziosita dal flauto indiano e con cadenze splendidamente meste, o nella ballata elettronica Sono felice, piccolo scrigno, incastonato di chitarre dolenti e synths struggenti, per la ricetta della felicità, riposta nel coraggio di fare ciò che si sente ed essere ciò che si è, superando censure e paure.

L’elettronica suadente e finemente orchestrata di Luca Urbani, affiancato quasi in tutti i brani da Hellzapop come produttore e/o musicista, nonché paroliere dell’ottimo singolo Chissà mai (forse il brano più melodicamente levigato e concluso del cd, con brevi irruzioni di riff chirurgicamente lancinanti e synths estatici nell’esaltare il brivido della “gioia che non sai”) è un cielo in un rapido movimento così doloroso e inquieto da sembrare statico, a volte ansiogeno, a volte grembo celeste che fa svaporare le tensioni in un abbandono dei filtri, delle convenzioni e delle complicazioni della razionalità (Meglio).

Urbani è da ascoltare. E tenere d’occhio in ogni sua veste, nel suo essere molto al di là dei miti di plastica delle classifiche e dell’elettronica modaiola.

 





Track List

  • Tv accesa
  • Catodico praticante
  • Pre-potente
  • Chissà mai
  • Immobile
  • Tv pubblicità
  • Ogni giorno
  • L´illusione di un sogno
  • Tv cambio canale
  • Meglio
  • La tua ombra
  • Bruciare
  • Sono felice
  • Tv spenta

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